Europa in controluce

GLI EFFETTI INTRICATI DELLA SENTENZA DI KARLSRUHE

Dopo il botto iniziale, sulla sentenza di Karlsruhe in Italia è sostanzialmente calato il silenzio. Eppure l'atto della Corte costituzionale tedesca è grave, per i risvolti che presenta e i molti fronti che ha aperto.
Quello probabilmente meno rilevante è sulla sorte del Quantitative Easing (QE), sulla possibilità cioè per la BCE di acquistare le emissioni di titoli di stato dei Paesi membri. Impegnata ad acquisirne per un importo previsto a inizio pandemia per 750 miliardi di euro, e che ora non si esclude posso arrivare fino a mille miliardi, la BCE non si è vista contestare l'attuale decisione dalla sentenza, ma dovrà limitarsi a dare spiegazioni sulla congruità dell'utilizzo del QE prima del Cobi-19. Poiché su questo aspetto si era già pronunciata nel 2018 la Corte europea di Giustizia (Cgeu), la risposta della BCE e della Commissione non sarà un problema e il fatto di poter continuare a operare garantirà agli stati più in difficoltà come l'Italia una parte della liquidità necessaria per la ripresa.
L'aspetto più grave della sentenza sta nell'aver chiamato in causa la Cgeu, mettendone di fatto in discussione la titolarità a sentenziare su questa materia, che pure attiene a istituti (come la BCE) e politiche (come quella monertaria) che i Trattati assegnano alla competenza delle istituzioni europee e dunque sovranazionali. L'ipotetico conflitto tra una decisione di queste istituzioni e i principi della Costituzione di un paese membro potrebbe essere sollevato, e a risolverlo dovrebbe essere proprio la Corte europea di Giustizia. Ma in questo caso è quest'ultima ad essere chiamata in causa da una istituzione ad essa subordinata nella giurisprudenza su decisioni europee.
Gli effetti collaterali della sentenza di Karlsruhe si sono fatti sentire sul piano politico. Non a caso : ad applaudire sono stati gli esponenti sovranisti di vari paesi - Italia compresa - e in particolare i leader di Ungheria e Polonia mentre in Germania non è mancato l'apprezzamento esplicito del fascisti di AfD e quello indiretto del presidente del Bundestag, quel Wolfang Schäuble che già come ministro si era distinto per gli attacchi alla BCE di Draghi. 
Opportuno dunque l'avvertimento della Presidente della CE, Ursula von der Leyen, di voler considerare l'eventualità di una procedura di infrazione nei confronti della Germania per la sentenza di Karlsruhe. Se effettivamente avviata, la procedura rimetterebbe alla Cgeu il compito di stabilire l'interpretazione corretta dei Trattati e difficilmente potrebbe smentire se stessa. Ma questa procedura aprirebbe un conflitto devastante che già in passato, in occasioni analoghe anche se meno significatice, si è preferito scongiurare riducendo a più miti consigli i responsabili del vulnus nei confronti della Cgeu.
È probabile che alla Merkel l'avvertimento della von der Leyen, sua creatura e sua ex collega di governo, non sia dispiaciuto perché le consente di rintuzzare una destra anche interna particolarmente animosa in questo periodo di suo annunciato abbandono della leadership tedesca. E chissà che non la induca a un ripensamento.
In Italia di questi temi che investono da vicino equilibri e sorti dell'Unione europea non si discute, impegnati come siamo in un allucinante dibattito non sulla vita salvata di una cooperante sequestrata per 18 mesi dai jihadisti più oltranzisti, ma sulla sua conversione religiosa; e per altro verso un confronto altrettanto allucinante è in corso sul decreto di rilancio del Paese, messo faticosamente assieme da un governo provato da visioni interne spesso contrapposte ma che non ha alternative, perché l'opposizione di destra ha mostrato di non avere né proposte né i numeri, e l'eventualità di nuove elezioni (con quale legge elettorale? Con quali collegi, visto che il numero dei parlamentari è stato ridotto?) potrebbe avere conseguenze a dir poco drammatiche per la sorte generale del Paese e la nostra credibilità internazionale.