Europa in controluce

LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA E DELL'EUROPA ALLA LUCE DEL CORONAVIRUS

​A fine aprile l’Istituto Affari Internazionali (IAI) e il Laboratorio Analisi Politiche e Sociali dell’Università di Siena hanno realizzato un’indagine di opinione su cosa pensano gli italiani - dopo quasi due mesi di lockdown - sul modo in cui la pandemia è stata affrontata e gestita dalle varie istituzioni e sulla cooperazione internazionale.
 
I risultati dell'indagine - resi noti il 15 febbraio nel corso di una videoconferenza - hanno messo in evidenza un certo sbandamento dell'opinione pubblica italiana e una contradditorietà di valutazioni. La Cina per esempio è ritenuta da un'ampia maggioranza la responsabile prima del virus ma anche degna di fiducia e simpatia per il modo in cui ha affrontato la crisi e per l'aiuto dato all'Italia. Altra contraddizione, quella tra il giudizio drasticamente negativo sull'Unione europea, crollata nella credibilità per oltre l'80% del campione, e la riconosciuta, forte esigenza di una maggior cooperazione internazionale per far fronte in futuro alle crisi.
 
“Gli italiani si sono stretti attorno alla bandiera” ha commentato il prof. Pierpaolo Isernia, Università di Siena, responsabile della ricerca, rilevando l'impennata di riconoscimenti ottenuti dal premier Conte, che precede nel consenso il Presidente della Repubblica, Mattarella e il Ministro Speranza, anche se il massimo dei consensi li ha avuti la Protezione Civile seguita dalla Comnuita scientifica. Con i governatori delle regioni, tutti questi soggetti hanno un apprezzamento che va dall'80 al 60%, mentre l'opposizione non supera il 38%.
 
Ad allarmare tutti i partecipanti è stato soprattutto il riscontro negativo dell'Unione europea, un giudizio che coinvolge in misura importante anche l'elettorato della sinistra, PD compreso. “Ma non si può dare un giudizio negativo sull'Europa – ha detto l'on. Tajani – se guardiamo alle risorse e agli strumenti messi in campo in questi due mesi, che non sono confrontabili per la loro ampiezza con quelli attuati nella crisi del 2008”.
 
L'on. Marina Sereni, sottosegretario agli Esteri, ha a sua volta espresso preoccupazione per un altro giudizio drastico uscito dall'indagine, quello sul funzionamento della democrazia liberale, bocciato da un'ampia maggioranza, che se abbinato alle simpatie per la Cina, potrebbe aprire scenari inquietantanti. “Tra i due attuali contendenti, Cina e USA, noi dobbiamo ribadire che stiamo nel campo della democrazia occidentale, ma quando dico noi – ha concluso la Serenii – intendo l'Europa, che deve avere una sua posizione autonoma e una sua strategia anche rispetto a Trump”.
 
Quello di una strategia e di respiro ideale più ampio dell'Europa è stato sollecitato anche dal prof. Edoardo Greppi dell'Università di Torino, per superare “il mito dello Stato sovrano”. E ha citato Einaudi che un secolo fa disse “chi crede di privilegiare l'interesse economico rispetto a quello politico è un pasticcione”
 
Da sottolineare l'osservazione finale del relatore, sulla percezione negativa dell'Unione europea. Attenzione, ha detto Isernia “questo giudizio negativo dell'opinone pubblica non nasce da solo: dpende dalla narrazione che ne fa l'informazione e la politica. E su questo tema, come verrà speso il credito conquistato dal presidente del Consiglio?”
 
Gli ha fatto eco il direttore dello IAI, Ettore Greco, “il dibattito sulla UE in Italia tende a mettere la sordina sulle nostre responsabilità nazionali. Il Governo spieghi ora meglio gli interessi in gioco, faccia chiarezza sull'opportunità offerta dal MES e se punta sul Recovery Fund, sia parte attiva nella fase attuale, nella quale lo si sta definendo”.
 
Condividendo molte proposte emerse da un dibatto che è appena avviato dallo IAI, credo di dover sottolineare la critca che è stata mossa su come in Italia stampa e forze politiche hanno finora rappresentato il nostro rapporto con l'Europa. Per recuperae c'è di che lavorare