News

PNRR: da grande risorsa a palla al piede?

Per gentile concessione del Gruppo Athesis

Non sarà che il PNRR comincia ad essere visto quasi come una palla al piede, anziché un'opportunità unica (l'ultima?) di modernizzazione del paese, per restare nel gruppo di testa dell'UE?  L’interrogativo è lecito, dopo che la premier Meloni ha dichiarato che “il PNRR lo abbiamo ereditato dai precedenti governi”, come se si trattasse di una specie di trappola (magari tesaci dall’UE): darci troppi soldi per evidenziare una volta per tutte la nostra incapacità di spenderli presto e bene.

Vale la pena di ricordare che dopo mesi di tormentone su “modificare il PNRR si può o no?”, già durante la campagna elettorale per le elezioni politiche dello scorso settembre, si è scoperto che non solo modificarlo si può (entro determinati limiti) ma si deve (in particolare per tenere conto degli aspetti energetici di cui al programma europeo REpowerEU)! Ma la data ha cominciato a slittare da febbraio a marzo,  poi ad aprile, adesso sembra si prevedano altri 90 giorni per presentare il piano rivisto alla Commissione europea (o, ancora più vagamente, prima della fine dell'estate).

In realtà i continui rinvii dei termini (e l'ennesima riorganizzazione interna con la centralizzazione in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri) danno l’impressione di una gestione opaca del PNRR, o – peggio ancora- “furbetta”. L'accenno del ministro Fitto alla volontà di rimodulare il PNRR nel senso di potenziare i settori della cultura e del turismo, per esempio, sembra funzionale all'intenzione di spostare sui fondi di coesione la stragrande maggioranza dei progetti che implicano l’avvio di cantieri, perché la loro realizzazione possa essere rinviata al 2029, anziché al 2026 come prevede il PNRR. A favore di questa tesi depone anche la dichiarazione secondo la quale nel PNRR rimarranno solo i progetti che hanno “capacità di realizzazione rapida” (che io temo siano privi di qualsiasi effetto moltiplicatore sullo sviluppo del paese, servendo solo a soddisfare interessi locali di basso profilo). Peccato che la modernizzazione del paese richieda esattamente il contrario, cioè soprattutto interventi infrastrutturali  (l’interruzione del traffico ferroviario tra centro e Nord Italia, dell'altro giorno,  dovuta al deragliamento di un vagone merci, ma amplificato dalla mancata effettuazione di migliorie alla rete ferroviaria, lo dimostra), di certo realizzabili meno rapidamente, ma fondamentali anche per garantire la migliore fruibilità delle stesse risorse culturali e turistico-ambientali che il governo sostiene di voler promuovere. E per di più, chi ci garantisce che i progetti rinviati saranno realizzati entro il 2029, visto che siamo penultimi in Europa per capacità di spesa sui fondi strutturali, in quanto non siamo ancora riusciti a spendere quasi il 40% dei fondi assegnatici per il periodo 2014-2020?

La sensazione è che non sia stato fatto nessun passo avanti rispetto alla situazione di novembre 2020, quando il governo Conte, messo alle strette dalla Commissione europea, promise di mandare la prima bozza del PNRR a febbraio 2021, (in realtà la inviò a fine aprile il governo Draghi, dopo averla rivista e corretta). Abbiamo già perso tre anni dei sei previsti per gli investimenti finanziati con il programma Next Generation EU ma continuiamo a rinviare, rinviare…

Giorgio Perini