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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 16/04

La percezione del tempo è uno degli elementi che differenziano la sfera culturale occidentale e quella orientale. Sono passati dieci anni dal lancio del grande progetto della “nuova via della seta”: fosse stata un’iniziativa degli Stati Uniti o dell’UE, la sua attuazione sarebbe stata presentata come un’urgenza improrogabile che richiede ritmi serrati e risultati immediati (si pensi al PNRR). Per i cinesi invece i tempi di realizzazione delle diverse iniziative sembrano essere una variabile indipendente – non è per caso che il sedersi sulla riva del fiume ed aspettare sia un approccio tipicamente orientale. Ecco quindi che le mosse di Pechino per la creazione della rete di snodi logistici per il dispiegamento della via della seta si palesano ad intermittenza in vari momenti e in vari paesi. Qualche anno fa fu la volta del porto di Trieste, ora è quella del porto di Amburgo. Dei dubbi tedeschi in proposito scrive Politico.euleggi. L’articolo, oltre ad Amburgo, menziona anche Duisburg, la grande piattaforma logistica dove arrivano molti dei treni che partono proprio dal porto di Trieste. 

 

Dal Golem a Frankenstein fino all’apprendista stregone di Goethe (magistralmente “interpretato” dal Topolino di Walt Disney), l’incapacità dell’uomo di controllare gli eventi che scatena è un modello che trova sovente riscontro nella realtà. È raro, ad esempio, che gli obiettivi di un’azione militare – offensiva o difensiva – vengano raggiunti senza essere stravolti. È quanto sta succedendo anche con il conflitto ucraino. Se i risultati che si prefiggeva Putin hanno ben presto dovuto essere ridimensionati, anche l’alleanza difensiva della Nato e dell’UE è stata costretta ad evolversi nel sostegno a Kiev. Non sappiamo quale Nato e quale Unione europea emergeranno dalla realtà post-bellica, ma è indubbio che molte cancellerie stanno alacremente lavorando a nuovi scenari. Partendo dalle recenti dichiarazioni di Emmanuel Macron in merito ad una “autonomia strategica” europea, il quotidiano online ilpost.it propone un’analisi di alcune delle ipotesi di possibile evoluzione di alleanze e centri di potere politico-militare: leggi.

 

Se la macchina dell’Unione europea ha nell’asse franco-tedesco il proprio motore politico, l’alleanza tra Polonia del PiS e Ungheria del Fidesz appare come il meccanismo frenante di tale macchina. Così è stato per molti anni, con Varsavia e Budapest unite dal comune approccio sovranista, arci-conservatore ed euroscettico. L’atteggiamento dei due paesi è tuttavia stato diametralmente opposto nel caso della guerra in Ucraina, con Viktor Orbán critico nei confronti del sostegno a Kiev e delle sanzioni alla Russia, mentre Mateusz Morawiecki si è erto, con le parole e con i fatti, a paladino dell’Ucraina. Per due paesi che si sono reciprocamente sostenuti nei duri scontri con le Istituzioni europee in merito al rispetto dei principi democratici e dello stato di diritto, una rottura “ideologica” di questo tipo può portare a situazioni inedite, compresa l’adozione a livello comunitario di decisioni sanzionatorie finora bloccate dal mutuo soccorso ungaro-polacco. Analizza la frattura tra i due principali paesi sovranisti un articolo di balkaninsightleggi.

 

Il patto europeo di stabilità e crescita, in vigore fin dal 1997, è stato modificato ed adeguato più volte nel corso degli anni (qui uno schematico sunto dell’evoluzione dal sito europa.eu). Ora una più fondamentale proposta di riforma sta per essere pubblicata dalla Commissione e immancabilmente si sta accendendo il dibattito tra i sostenitori del rigore e coloro che preferirebbero un approccio indulgente. Va da sé che l’Italia guardi con preoccupata attenzione alla situazione, ma purtroppo non sembra voler avanzare suggerimenti concreti e realistici. Chi non si è privato di mettere sul tavolo le proprie idee è invece la Germania: e come ci si poteva attendere l’approccio sostenuto è quello del severo rispetto delle regole. Commentando la proposta tedesca, Euractiv.it ha addirittura evocato lo “spettro dell’austerity” (leggi). Non è stato così duro l’ex ministro italiano dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, che anzi in un’intervista pubblicata sul sito di formiche.net, trova potenzialmente vantaggiosa anche per l’Italia la via indicata da Berlino: leggi.

 

Della consistente minoranza russofona presente in Ucraina (oltre il 17% della popolazione totale riferita ai confini internazionalmente riconosciuti) si è parlato e si parla giustamente moltissimo. Molto meno interesse suscitano le altre minoranze etnico-linguistiche del paese (la loro distribuzione sul territorio è presentata in un articolo di Limes del 2014 – leggi). Temendo, non senza qualche ragione, che tra i russi d’Ucraina si celassero e si celino numerose “quinte colonne”, Kiev non si è fatto scrupolo di conculcare i diritti di tutte le minoranze. Sebbene i rumeni presenti in Ucraina non raggiungano l’1% della popolazione, ciò ha suscitato grande indignazione in Romania e la minaccia da parte di Bucarest di rimettere in questione l’appoggio alle risoluzioni dell’UE di sostegno al governo Zelensky. Ne ha scritto eastjournal.netleggi

 

La notizia della pubblicazione, da parte del Cremlino, del documento intitolato “Nuovo Concetto di Politica estera” (il testo integrale in inglese è stato pubblicato dall’agenzia Sputnik: leggi) è rimasta un po’ schiacciata nella narrazione degli eventi bellici. L’importanza del documento non può tuttavia essere trascurata, in quanto illustra una prospettiva di nuovo ordine mondiale che, se realizzato, sconvolgerebbe i rapporti internazionali in modo radicale. Molte analisi cominciano a circolare e di certo questa rassegna stampa ne proporrà alcune alla lettura nelle settimane e nei mesi a venire. Una prima illustrazione del “Nuovo Concetto” in italiano può già essere letta su Linkiesta (qui), con l’avvertenza di non lasciarsi fuorviare dal titolo dell’articolo, il cui tono perentorio non rende giustizia alle riflessioni proposte nel testo.