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Green dialogues - Diventare vegani per salvare l'ambiente?

di Mario Sica

Diventare vegani per salvare l’ambiente?

Sembra una bufala ma andiamo con ordine e proviamo a spiegare.

Il recentissimo rapporto dell’ONU sui cambiamenti climatici, curato dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), organismo cui contribuiscono esperti di tutto il mondo (234 autori), ha evidenziato su basi fisico scientifiche che la crisi è “da codice rosso”, che i cambiamenti climatici sono diffusi, rapidi e si stanno intensificando e pertanto la situazione del nostro pianeta è drammatica ed alcuni fenomeni sono già irreversibili.

Il punto di partenza dello studio è che l’influenza delle attività umane hanno riscaldato la terra negli ultimi anni ad un ritmo elevatissimo e senza precedenti: la temperatura della terra è stata praticamente costante fino agli anni ’80 ma da quel momento in poi è continuata a crescere ad un ritmo costante aggiungendo oltre 1,5 °C negli ultimi 40 anni ed il ritmo di crescita prosegue.

Questo aumento di temperatura se pur sembra esiguo, in realtà provoca disastri incredibili a livello mondiale; qui di seguito elenchiamo gli effetti più dannosi:

  • lo scioglimento dei ghiacci, soprattutto quello delle terre ferme delle aree polari (e non quello degli iceberg, come normalmente si pensa) provoca un aumento del livello dei mari che stanno salendo in media di 5 mm all’anno con la conseguenza che nel giro di pochi o decine di anni molte aree prospicienti il mare potrebbero essere invase dalle acque: ad esempio a Trieste il Borgo Teresiano o numerose aree della bellissima città di Venezia verrebbero interamente sommerse;
  • la temperatura delle acque marine degli oceani si è innalzata significativamente ed il conseguente aumento dell’umidità e dell’evaporazione provoca a catena un aumento delle piogge e soprattutto un aumento della frequenza degli eventi estremi quali uragani, piogge torrenziali e, più in generale, rapidissime modifiche di clima con alternanze di periodi di siccità e di piogge (con l’aumento di 1 °C la frequenza degli eventi estremi si è triplicata, con 2 °C si sestuplicheranno);
  • le modifiche del clima con alternanze di siccità e di piogge intense provocheranno anche alterazioni sui cicli dell’agricoltura con conseguenze problematiche per l’umanità;
  • l’aumento delle temperature degli oceani modifica anche l’andamento delle correnti marine che equilibrano i climi tra le masse polari ed i continenti tra nord e sud del mondo e queste modifiche rappresentano una ulteriore criticità che risulta ad oggi difficile da prevedere o stimare;
  • lo scioglimento dei ghiacci del circolo polare artico ha un ulteriore effetto negativo in quanto la superficie liberata dai ghiacci contiene metano, 28 volte più potente della CO2 come effetto serra che si introduce nell’atmosfera provocando un ulteriore innalzamento dei valori di inquinamento atmosferico;
  • la relazione tra immissione di CO2 in atmosfera ed innalzamento della temperatura terrestre è praticamente lineare e, man mano che aggiungendo altra CO2, la temperatura del pianeta cresce;
  • l’85% dell’energia generata del mondo oggi è di origine fossile ma comunque solo il 20 % dell’innalzamento della temperatura è dovuta alla generazione elettrica mentre il restante 80 % è dovuto ai trasporti, industria e soprattutto dal metano prodotto dagli allevamenti intensivi che da soli incidono più di tutti i trasporti e le industrie.

Questa ultima informazione, poco conosciuta e diffusa al mondo, appare strabiliante ma scientificamente verificata: tramite la fermentazione enterica (una parte naturale del processo digestivo degli animali ruminanti), i microbi nel tratto digestivo decompongono e fermentano il cibo ingerito, producendo metano. Ma non solo: anche le industrie che producono i mangimi che alimentano i bovini sono soggetti responsabili in quanto per sostenere i 70 miliardi di animali da allevamento che oggi popolano il pianeta, negli ultimi decenni centinaia di migliaia di ettari di foreste e boschi sono stati distrutti ad ogni latitudine sia per creare zone pianeggianti adibite a pascolo sia per dare spazio a centinaia di ettari di monocolture di soia ed altri vegetali destinate a sfamare gli animali.

In definitiva i cambiamenti nella dieta quotidiana possono essere uno dei principali strumenti per diminuire le quantità di gas serra emessi nell’atmosfera. Le piccole scelte quotidiane – come decidere cosa mangiare per cena o anche solo la provenienza del cibo che acquistiamo – a livello aggregato possono avere un grande impatto.

Innanzitutto, non tutti i tipi di carne incidono allo stesso modo sul cambiamento climatico. A causa del maggiore uso di risorse e soprattutto della più intensa attività digestiva delle mucche, la carne rossa è sicuramente quella dal più alto impatto climatico e ambientale. Secondo recenti stime, la produzione di carne bovina richiede 28 volte più terreno, 6 volte più fertilizzante e 11 volte più acqua rispetto alla produzione di carne di maiale. Inoltre, la produzione di carne bovina rilascia 4 volte più gas serra di una quantità equivalente di calorie di carne suina e 5 volte più di una quantità equivalente di pollame.

In definitiva, se facciamo un po' più di attenzione a quello che scegliamo, comperiamo e mangiamo se non risolve il problema ambientale, perlomeno può leggermente migliorare la situazione contribuendo alla riduzione di CO2 nell’atmosfera e mitigare gli effetti dell’innalzamento della temperatura del pianeta.