News

Rassegna stampa 15/5-22/5

 

Ancor prima di diventare uno Stato membro dell’UE (2004), la Slovenia ha puntato ad accreditarsi presso l’opinione pubblica europea come un paradiso naturale, vantando giustamente una diffusa sensibilità per l’ambiente e la sua tutela. Immagini di laghi e boschi lussureggianti e l’immancabile profilo del monte Tricorno continuano ad essere al centro delle iniziative per attrarre turisti in Slovenia. Ma sembra che la difesa dell’ambiente non sia una priorità per tutti e in particolare per il presente Governo, stando almeno a quanto riferisce l’Osservatorio Balcani Caucaso: (leggi
 

 

 

La stampa italiana ha seguito le recenti elezioni politiche in Albania (25 aprile) sia con qualche analisi prima del voto, sia annunciando la vittoria del premier uscente Edi Rama appena i primi risultati provvisori sono stati resi pubblici. Quasi nessuna testata ha però dedicato spazio all’annuncio dei dati definitivi da parte della Commissione elettorale, che pure hanno fornito un quadro significativamente diverso rispetto a quello tracciato preliminarmente. Il partito socialista di Rama non ha infatti solo vinto le elezioni, ma ha anche conquistato la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. La situazione post-elettorale è presentata in un articolo pubblicato da “Geopolitica.info”: (leggi)


 

Il presidente turco Erdoğan ha usato parole durissime contro Israele e contro Joe Biden nei giorni della “guerra di maggio” tra israeliani e palestinesi. Eppure per molto tempo la Turchia è stata un buon alleato dello Stato ebraico e lo stesso Erdoğan fino ad una decina di anni fa non era certo su posizioni anti-israeliane. Come le cose siano cambiate nell’ambito del riposizionamento di molti paesi mediorientali e come per Israele il Presidente turco rappresenti ora un preoccupante avversario strategico appare ben chiaro da un articolo pubblicato un anno fa sul “Manifesto”, oggi di sorprendente attualità per comprendere le radici del conflitto di questi giorni: (leggi). Ma se poi torniamo al presente, vediamo che il balletto delle alleanze non si è mai fermato e che, in modo alquanto sorprendente, Turchia ed Egitto si stanno riavvicinando, come riferito dal sito “Sicurezza Internazionale” della LUISS: (leggi


 

Nei paesi dell’Unione europea (fatta salva forse l’Irlanda e in parte la Francia) è molto scarsa l’attenzione rivolta ai colloqui con il Regno Unito per cercare di delineare il contenuto di un accordo definitivo in materia di scambi commerciali post-Brexit. L’accordo raggiunto a fine 2020 ha infatti carattere provvisorio e anzi offre la possibilità alle parti di dilazionare l’applicazione di alcune disposizioni (possibilità subito sfruttata da Londra). Il braccio di ferro continua con riguardo a molti aspetti, non ultimo quello della pesca in acque britanniche. Dopo il “confronto” tra navi della marina francese e di quella britannica in occasione della manifestazione die pescatori normanni davanti all’isola di Jersey, la situazione non si è normalizzata. Ne parla l’articolo apparso sul sito dell’emittente “Sky.com”: (leggi)


 

In Italia, l’esperienza della gestione della pandemia ha dato la stura ad un dibattito molto vivace sulla distribuzione di competenze tra Stato e Regioni. In molti casi queste ultime sono apparse decisamente inadeguate. Col tempo si capirà se la colpa vada ricercata nella farraginosa distribuzione delle competenze stesse, nella fragilità istituzionale o nell’inettitudine di chi governa. Certo è che le regioni non possono far tutto. Di questo sembra si sia più consapevoli in Europa che in Italia, come dimostrano le preoccupazioni emerse nel recente confronto tra Ministri della coesione, di cui ha scritto “Euractiv.it”: (leggi)


 

I movimenti nazionalisti tendono spesso ad attingere dal passato simboli e retorica che giustifichino la conclamata autarchica superiorità. La simbologia fascista sfruttò a fondo quella della Roma imperiale e, nel suo piccolo, la Lega Nord si fece paladina dei riti celti, delle ampolle e del dio Po. Sembra non sfuggire allo stereotipo nemmeno il primo ministro sloveno Janez Janša, che secondo un sarcastico articolo di “Politico.eu” vorrebbe rinverdire il mito di una fantomatica pantera che avrebbe popolato la Carinzia (e un angolo di Slovenia) nel Medioevo: (leggi