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Rassegna stampa 23/5-29/5

 

Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 22/05 - 29/05

 

Il giovane cancelliere austriaco Kurz vanta ottimi rapporti con il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, ma, forse anche per questo motivo, non sembra avere molti amici tra gli altri leader europei. E non si sono sentite parole di solidarietà e nemmeno di sostegno ora che la magistratura sta indagando sul cancelliere stesso e sulla sua stretta cerchia di amici. La vicenda è complessa e prende lo spunto da fatti accaduti ormai un paio di anni fa. Cerca di chiarire almeno alcuni dettagli il sito di “Politico.eu”: (leggi)

 

 

Ancora una volta l’incendio è divampato tra israeliani e palestinesi; ancora una volta il divario tra le opposte forze in campo è apparso in tutta la sua enormità: ciò nonostante, ancora una volta entrambe le parti si sono dichiarati vincitrici non appena il cessate il fuoco è entrato in vigore. Con il tacere delle armi, le analisi sulle cause dell’ennesimo conflitto e i suggerimenti su come evitarne di ulteriori fioriscono da ogni parte. Spesso gli autori non riescono a nascondere la propria partigianeria; ma non è detto che questo sia un male. Interessante notare come una riflessione di parte ebraica (pubblicata sul “Jerusalem Post”: leggi) ed una di parte araba (apparsa sul sito di “Al Arabya”: leggi) identifichino la politica di insediamenti israeliani in Cisgiordania come uno degli elementi cardine per la ricerca di una soluzione.

 

Chi guardi distrattamente una carta geopolitica d’Europa rischia di non notare il territorio che dal Mar Baltico si insinua per quasi 200 km nell’entroterra tra la Polonia e la Lituania. Pur tuttavia l’enclave russa di Kaliningrad (grande quasi due volte il Friuli Venezia Giulia) assume notevole importanza strategica, soprattutto nei momenti in cui i rapporti tra paesi aderenti al Patto atlantico e la Russia sono tesi. È il caso anche del periodo attuale, che ha visto un rafforzamento del dispositivo militare russo in un’area incuneata tra due Stati membri della NATO, come scrive “Sicurezza Internazionale”: (leggi). La lettrice o il lettore di questa rassegna stampa che volesse documentarsi sulla storia della città che, come Köningsburg, ha dato i natali a Kant e che dopo la seconda guerra mondiale è stata ribattezzata Kaliningrad, troverà molte informazioni nell’articolo (datato ma ancora utile) pubblicato da “Limes” (leggi), nonché in quelli più recenti apparsi sul sito dell’Università di Cambridge (leggi) e del “Barcelona Centre for International Affairs” (quest’ultimo con un taglio più politico) (leggi)

 

I paesi più ricchi si sono impegnati di fronte all’ONU a fornire annualmente aiuti allo sviluppo pari allo 0,7% del PIL. Ben pochi sono quelli che mantengono l’impegno: l’Italia ad esempio è ferma ad un modesto ±0.25% e si è posta come obiettivo di raggiungere lo 0,7% solo nel 2030. Anche tra i paesi più virtuosi tuttavia non si brilla per spirito di solidarietà. Il Ministro delle finanze del Regno Unito, dove dal 2015 è obbligo di legge destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti ai paesi svantaggiati, ha annunciato che, complice la crisi causata dalla pandemia, quest’anno non si supererà lo 0,5%. Come questa decisione influenzerà i flussi di finanziamento a favore di paesi ed istituzioni è descritto in un articolo apparso sul sito della Fondazione “Thomson Reuters”: (leggi)

 

Se il processo di integrazione europea è arduo per tutti i paesi dei Balcani occidentali, lo è in particolare per il Kosovo la cui dichiarazione di indipendenza non è stata riconosciuta da ben cinque Stati membri dell’UE. Tra questi, la Spagna è fermissima sulla propria posizione, temendo ovviamente che la “secessione” del Kosovo dalla Serbia, di cui era parte integrante, serva da precedente per la Catalogna o i Paesi Baschi. All’intransigenza spagnola e all’insistenza per una soluzione concordata tra Serbia e Kosovo è dedicato un articolo apparso su “European Western Balkans”: (leggi)

 

C’è seriamente da chiedersi se a livello europeo sarà mai possibile raggiungere un accordo sulla politica di accoglienza ed integrazione dei migranti. O per meglio dire: forse sull’accoglienza si giungerà a qualche risultato; quanto all’integrazione, il compito sembra molto più arduo. Certo non mancano le dichiarazioni, come quelle dei Commissari Johansson e Schinas, riportate dall’Ansa (leggi); ma l’esperienza e la storia ci insegnano che gli appelli alla buona volontà si scontrano inevitabilmente con la realtà di politiche che accarezzano il pelo a sentimenti tutt’altro che fraterni. Qualche giorno fa, un blog italiano (leggi) ha rilanciato alcune interessanti considerazioni contenute in un articolo pubblicato dal New York Times nel 2019 a proposito del razzismo e dello sfruttamento di cui erano vittime i migranti italiani che cercavano fortuna negli Stati Uniti: (leggi). (Per accedere all’articolo del NYT è sufficiente registrarsi – gratuitamente – sul sito del giornale.)