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Rassegna stampa 28/07 - 03/07

 
Croatia’s EU presidency disaster
 
Il 30 giugno la Croazia ha concluso il proprio turno di presidenza dell’Unione europea. Per il paese, membro dall’UE dal 2013, l’occasione era importante in quanto avrebbe offerto alla sua classe dirigente un’opportunità quasi unica per dimostrare capacità d’iniziativa ed abilità diplomatiche sullo scenario europeo e mondiale. Purtroppo il Covid-19 ha rovinato la festa, impedendo di fatto qualsiasi iniziative. Difficile quindi trovare analisi e riscontri sui risultati conseguiti da Zagabria nei sei mesi di presidenza UE, a parte l’autocelebrativo commento del portale “croatiaweek.com” (leggi) e quello del Primo ministro croato Andrej Plenković, ripreso dall’Agenzia Nova (in italiano) (leggi). Occorre tuttavia segnalare anche un articolo (apparso oltre un mese fa sul portale francese in lingua inglese “European Views”) estremamente critico nei confronti dell’operato della Croazia nella funzione di presidente di turno dell’UE (leggi). 
 
 
 
Sul semestre di presidenza tedesco
 
Se è difficile reperire notizie sui risultati del semestre croato di presidenza dell’UE, non mancano invece i commenti e le analisi su quanto dovrà e potrà fare la Germania nello stesso ruolo in questa seconda metà del 2020. Ne citiamo solo alcuni, partendo da quanto i tedeschi stessi annunciano sul sito ufficiale della presidenza (leggi)  e su quello della loro Ambasciata in Italia (e analogamente negli altri paesi) (leggi) .
 
Sullo stesso tema il giornale “Die Zeit” ha ricordato le precedenti presidenze di turno tedesche e come sia spesso stato necessario rivoluzionare i programmi iniziali (leggi). Personalizza la sfida della presidenza “ItaliaOggi”, che mette addirittura l’UE “nelle mani della Merkel” (leggi
 
in questa intervista integralmente disponibile sul sito del Guardian è la stessa Angela Merkel a tracciare i lineamenti del semestre tedesco di presidenza che sta iniziando (leggi) 
 
 
 
Rule-of-law row complicates budget talks
 
Tra i punti più complicati del lavoro delle Istituzioni europee nei prossimi mesi figura senz’altro la definizione e l’approvazione del prossimo bilancio settennale. Paradossalmente, ad influire sulla ricerca di un compromesso ci sarà uno dei pilastri su cui si è sempre pensato si reggesse l’UE, vale a dire il rispetto dello stato di diritto. Se ne parla su “euobserver.com” (leggi).  
 
 
 
Rethinking the Eastern Partnership
 
La stessa testate riporta un’interessante analisi di Natalie Sabanadze, Ambasciatrice georgiana presso l’Unione europea, sulla necessità di ripensare la componente della cosiddetta “politica europea di vicinato” relativa ai paesi che di fatto fungono da cuscinetto tra l’UE e la Russia (leggi).
 
 
 
EU’s two-faced Balkans strategy
 
Similmente, un cambio di atteggiamento è richiesto anche per la politica di allargamento e soprattutto per il modo di porsi nei confronti di quei leader politici balcanici la cui legittimazione democratica sembra giustificata dai successi elettorali, ma il cui agire è in realtà da autocrati. Ne scrive “Politico.eu” (leggi
 
Abbiamo iniziato questa rassegna stampa con la Croazia, e con la Croazia (e la Bosnia-Erzegovina) la concludiamo. Proprio nei giorni in cui a Trieste la vicenda relativa al Narodni Dom dimostra quanto difficile sia chiudere i conti con la storia fintantoché qualcuno ha interesse politico a tenerli aperti, continuano le polemiche scoppiate a maggio quando a Sarajevo si è celebrata una messa per il “massacro di Bleiburg”. L’articolo del giornalista croato Sven Milekić, tratto dal sito dell’Osservatorio Balcani-Caucaso, non è tenero con la classe politica zagabrese ma difficilmente contestabile (leggi
 
 
 
Ricordando Alexander Langer
 
il 3 luglio 1995 moriva Alexander Langer, figura di straordinario interesse che anche e soprattutto in un’area come la nostra è non solo opportuno ma soprattutto giusto ricordare. Riportiamo questo articolo pubblicato da Internazionale 5 anni fa, in occasione dei 20 anni dalla morte, poiché il contenuto conserva tutta la sua attualità. (leggi