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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 10/04 - 17/04

 
 

Il lutto per la morte del principe Filippo ha obbligato Boris Johnson a rinunciare alla pinta di birra che intendeva offrirsi a favore di telecamere nel giorno di riapertura dei pub. Ma il Primo ministro britannico troverà senz’altro occasioni per esaltare i risultati conseguiti nella lotta alla pandemia. Probabilmente però eviterà di attribuirne l’intero merito alla Brexit, come forse avrebbe voluto fare. Proprio la Brexit infatti sta mettendo in pericolo uno dei più fragili equilibri politici d’Europa: quello della convivenza pacifica in Irlanda del Nord. Un’analisi della situazione dopo varie notti di scontri è apparsa sul sito dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale): (leggi

 

Sempre a proposito di Brexit, la strada dell’attuazione degli accordi raggiunti a fine 2020 continua ad essere accidentata. Basti pensare che l’accordo sul commercio, cardine del compromesso raggiunto tra le parti, deve ancora essere ratificato dal Parlamento europeo. E quest’ultimo, indispettito dall’atteggiamento di Londra, ha nuovamente rinviato il relativo voto in plenaria. Ne dà notizia “Politico.eu”: (leggi)

 

Torniamo a segnalare, in questa rassegna stampa di Dialoghi europei, notizie relative alla Conferenza sul futuro dell’Europa: e siamo certi che altri suggerimenti di lettura verranno proposti anche nei mesi a venire. Per favorire una partecipazione attiva dei cittadini europei al dibattito, dal 19 aprile sarà disponibile una piattaforma digitale multilingue destinata ad accoglie idee e suggerimenti. La notizia è stata data, tra gli altri, da “Linkiesta”: (leggi). Per chi volesse farsi un’idea del dibattito pubblico in Italia in merito alla Conferenza, si segnala un documento disponibile sul sito della “Camera dei Deputati”: (leggi

 

Da anni ormai la politica di allargamento dell’Unione europea è in fase di stasi. Sebbene non lo dicano esplicitamente, molti Stati membri sono contrari all’ingresso dei paesi dei Balcani occidentali; altri, seppure possibilisti, non riescono (o non vogliono) impegnarsi con determinazione per far avanzare il progetto. Il vuoto che sta lasciando l’UE è stato prontamente riempito da altri. La Cina in particolare si è dimostrata pronta ad elargire prestiti a condizioni apparentemente vantaggiose, e più di qualcuno li ha sottoscritti con una certa disinvoltura. Così ha fatto il Montenegro, che si trova in grande imbarazzo e chiede aiuto all’UE: che però non è disposta a sobbarcarsi il costo degli errori commessi da Podgorica. Ne parla “EuropeToday”: (leggi)

 

Anche il Piccolo di Trieste ha riportato la notizia di quella che parrebbe un’estemporanea iniziativa slovena per risolvere i problemi dei Balcani occidentali ridisegnando i confini dei paesi nati dalla dissoluzione della Iugoslavia su base più specificamente etnica (iniziativa che avrebbe peraltro la caratteristica di essere in qualche modo bipartisan). Una ricostruzione più puntuale e particolareggiata del progetto – che si vorrebbe addirittura inserito nel programma della presidenza slovena dell’UE del secondo semestre di quest’anno – è pubblicato sul sito dell’”Osservatorio Balcani-Caucaso”: (leggi

 

Il dispiegamento di truppe russe ai confini con l’Ucraina ha creato fermento nelle cancellerie di tutto il mondo, e soprattutto ha suscitato domande sui veri obiettivi che Putin sta perseguendo con una tale manifestazione di forza. La maggior parte degli osservatori tendono ad escludere un effettivo attacco armato e ad accreditare piuttosto l’ipotesi di un gesto dimostrativo, come spiega un articolo recentemente pubblicato su “ilPost”: (leggi) . Ciò nonostante, è evidente che al Cremlino si sta cercando di evitare che un’evoluzione rispetto allo statu quo risulti penalizzante per Mosca. In tale contesto, è interessante (sebbene forse poco realistica) l’ipotesi di un coinvolgimento più diretto dell’Unione europea, come suggerito nell’ottima analisi pubblicata (in inglese) sul sito della Stiftung Wissenschaft und Politik: (leggi

 

Se, come gli ebrei onorano i Giusti tra le nazioni, analoga onorificenza fosse attribuita a chi si è prodigato per salvare vite di cittadini innocenti durante le guerre di dissoluzione della Iugoslavia alla fine del secolo scorso, uno dei primi ad esserne insignito avrebbe dovuto essere il generale serbo Jovan Divjak. Molti omaggi gli sono stati tributati sulla stampa nei giorni successivi alla sua morte. Anche l’”Osservatorio Balcani-Caucaso” lo ha ricordato, sottolineando tra l’altro come la magnanimità del suo agire gli avesse attirato i sospetti di quegli stessi che difendeva: (leggi). Sit tibi terra levis.