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Tra il dire e il fare

Per gentile concessione de Il Piccolo, rilanciamo una riflessione del presidente Giorgio Perini.

 

TRA IL DIRE E IL FARE….

I titoli dei giornali degli ultimi giorni possono suscitare due reazioni: o che l'UE non esista quasi più oppure che questo governo voglia andare dritto allo scontro con Bruxelles. Ma basta leggere con più attenzione o approfondire alla fonte per scoprire che la verità è un'altra.

Il caso più macroscopico è quello della tanto sbandierata norma sulla preferenza per il made in Italy, inserita nel nuovo codice appalti, che a prima vista sa di attentato al mercato unico europeo e di ritorno a politiche che, più che protezioniste, hanno tanto il sapore dell’autarchia, di lontana memoria. Ma basta andare oltre i proclami per scoprire che in realtà il regime preferenziale non riguarderà solo il “Made in Italy”, ma il “Made in EU”, cioè tutti i prodotti, anche di importazione, purché di provenienza europea (magari solo formale).

Sempre riguardo al codice appalti, si dibatte molto sui rischi dell'affidamento diretto fino a determinate soglie, trascurando che il trattato sul funzionamento dell'Unione europea ((TFUE) prevede comunque norme generali che impongono che gli affidamenti pubblici – di qualsiasi importo – debbano essere trasparenti, imparziali, non discriminatori,  incondizionati. Tutti principi confermati dal nostro Consiglio di Stato che chiariscono al di là di qualsiasi dubbio che l’affidamento diretto è ammissibile solo in situazioni assolutamente straordinarie. Farlo diventare la norma vorrebbe dire incrementare e non diminuire la conflittualità nel settore degli appalti pubblici. Esattamente il contrario di ciò che serve per accelerare gli investimenti del PNRR!

Dei ritardi del PNRR si è detto e scritto anche troppo, ma lasciatemi rivendicare che, quando questo governo, appena insediato, lanciò la campagna mediatica per ottenere un nuovo Recovery Fund per l’emergenza energetica dovuta alla guerra in Ucraina, lanciando strali per la presunta chiusura della Commissione europea ad ogni ipotesi di modifica del PNRR, avevo segnalato, proprio da queste pagine, che la Commissione europea aveva appena sollecitato tutti i paesi beneficiari del Recovery Fund a modificare i propri PNRR per tener conto del nuovo programma europeo REpowerEU, finalizzato proprio ad affrontare e, in prospettiva superare, l’emergenza energetica, tenendo conto allo stesso tempo della transizione climatica.

Sebbene in ritardo poi a Roma se ne sono accorti, ma, nonostante se ne parli tutti i giorni, nessuna richiesta di rimodulazione del PNRR è stata ancora notificata a Bruxelles, tanto che negli ultimi giorni è stata la stessa Commissione europea a segnalare la preoccupazione per il fatto che le proposte di modifica promesse prima per febbraio, poi per marzo, adesso sono state rinviate ad aprile e, per poter essere applicate, dovranno essere approvate non solo dalla stessa Commissione ma anche dal Consiglio UE e ogni ritardo riduce i tempi utili per la realizzazione dei progetti (e, come noto, siamo in grave affanno anche su quelli già approvati). Ancora più grave, se corrispondesse al vero, che l'interlocuzione tecnica con la Commissione europea si sia sensibilmente diradata! Le riunioni ufficiali infatti non servono a niente se non c'è stato un intenso lavoro preparatorio dietro le quinte. Qualcuno non ha trovato di meglio che ipotizzare un complotto per “punire l'Italia”, ma niente paura, l’Italia sa benissimo punirsi da sola e lo sta dimostrando anche in questa occasione!