Le prossime elezioni politiche del Regno Unito sono previste per inizio 2025. Se la scadenza non verrà anticipata, saranno passati a quel punto cinque anni (e tre Primi ministri) dalla formalizzazione della Brexit. Eppure l’argomento è ancora tra quelli maggiormente ricorrenti nel dibattito politico d’oltremanica: uno spettro di cui Londra non riesce a liberarsi. Nessuno o quasi chiede un ritorno all’ovile dell’UE: anche il leader laburista Starmer, favorito nei sondaggi, è stato esplicito nell’affermare che il suo partito non intende cercare una ri-adesione (si veda quanto riportato dall’ANSA: leggi). Ma sia i Tories, sia il Labour non perdono occasione per ribadire la necessità di rinegoziare questo o quell’aspetto degli accordi che hanno suggellato la Brexit. Un articolo di Politico ha ben messo in luce il pragmatismo del premier Sunak (leggi), costretto a ricercare adeguamenti parziali su punti specifici, ben sapendo che il problema è assai più vasto. Quanto ciò incida sulla quotidianità dei britannici è illustrato da un’intervista ad un docente di Oxford, pubblicata dall’agenzia SIR: leggi.
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