Dalla caduta del muro di Berlino in poi, il processo di allargamento dell’Unione europea ha interessato maggioritariamente paesi ex sovietici o comunque già appartenenti al Comecon e al Patto di Varsavia. Per questo il processo di adesione all’UE si è sviluppato parallelamente a quello di adesione alla NATO, portando in auge il concetto di “euroatlantismo”, in seguito applicato anche nei confronti dei paesi dei Balcani occidentali, dove Albania, Kosovo, Macedonia del Nord e Montenegro sono già membri dell’Alleanza atlantica. Con tale concetto si tratta ora di fare i conti anche con riguardo all’Ucraina. Nella temperie bellica, il Presidente Zelensky è riuscito ad ottenere per il proprio paese lo status di candidato all’adesione all’UE e sta pressantemente chiedendo l’ingresso nella NATO. È evidente però che per quest’ultima aprire le porte a Kiev comporta rischi assai gravi. L’argomento sarà al centro del dibattito in occasione del vertice NATO di Vilnius del prossimo luglio. Un articolo a firma Carl Bildt sul sito Project Syndicate (leggi) offre un’illuminante analisi del dilemma, ricordando come l’argomento fosse già sul tavolo del vertice NATO di Bucarest del 2008 e come la soluzione allora adottata si sia rivelata, a posteriori, catastrofica. Facendo tesoro degli errori passati, in vista del vertice di Vilnius si sta ora pensando ad un “modello israeliano”, di cui parla un articolo di insideover.com (testata online de Il Giornale): leggi.
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