Il vento di destra che soffia sull’Europa sembra rinforzarsi ad ogni tornata elettorale. I partiti che cercano di fermarlo paiono incapaci di presentarsi con un’offerta programmatica appetibile per l’elettorato e, di fronte a messaggi nazionalistici sempre più virulenti, anche la semplice difesa di principi irrinunciabili diventa problematica. Vacilla pure la capacità di costruire un antemurale come ai tempi del Front républicain contro Jean-Marie Le Pen in Francia (il ruolo che ebbe nel 2002 è ricordato sul Mulino: leggi). Nei Paesi Bassi, la vittoria di Geert Wilders non è detto che gli consenta di andare al potere, ma i suoi avversari sono lungi da rappresentare un fronte unito (si può leggere in merito su Internazionale – leggi – e la BBC – leggi). In Italia, intanto, con la proposta del presidenzialismo (o sue varianti) Giorgia Meloni sta lavorando per scongiurare che in futuro alleanze di forze progressiste ostacolino il permanere al potere delle destre (è significativo il riferimento alla “madre di tutte le riforme”, come riportato dall’ANSA: leggi). Il pericolo principale, tuttavia, non sembra essere tanto in una singola riforma, quanto nella pervasività dell’occupazione degli spazi istituzionali. Un esempio che obbliga a riflettere è quello della Polonia, dove l’opposizione vincente alle elezioni è destinata ad incontrare mille difficoltà nell’esercizio della propria azione dopo che per otto anni il PiS ha infiltrato tutti i gangli istituzionali. Ne ha scritto BalkanInsight: leggi.
|