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VIA DRAGHI, TORNA IL CLIENTELISMO!

Ma allora revocare una concessione autostradale si può! L'ha dimostrato il governo Draghi, con uno dei suoi ultimi atti, revocando la concessione delle tratte A24 e A25, la cosiddetta “autostrada dei parchi”, cioè le autostrade abruzzesi (società del gruppo Toto), e stabilendo l'immediato subentro di ANAS! E al di là delle giustificazioni improbabili e dello scaricabarile di queste ore, nessuno mi toglie dalla testa che le lobby contrarie a tutta una serie di provvedimenti del governo Draghi, a cominciare dalla legge sulla concorrenza (ma anche al nuovo corso sulle concessioni autostradali, su quelle balneari, sulle cosiddette “rotte marittime onerate”, sui tassisti, ecc.) abbiano anteposto i loro interessi al bene del Paese, e per questo motivo gli abbiano teso la trappola in Parlamento assieme ai loro protettori politici, indifferenti al prezzo che tutti gli italiani pagheranno, purché si torni al sistema delle pratiche clientelari, alle quali non possono rinunciare, perché non sopravviverebbero in un sistema genuinamente concorrenziale.

È chiaro che per qualcuno era inaccettabile che un membro del governo abbia dichiarato, uscendo dal CdM che ha deciso la revoca della concessione all’autostrada dei parchi, che così “si riequilibra il potere tra i concessionari e lo Stato” perché sembrava un chiaro riferimento al fatto che lo stesso metro non fosse stato applicato ad Autostrade per l’Italia, concessionaria del tratto autostradale dove si trovava il ponte Morandi di Genova, nonostante il disastro del suo crollo. Infatti in quel caso non solo la concessione non è stata revocata ma il concessionario è stato “statalizzato” a colpi di miliardi.  

E deve essere sembrata una sfida intollerabile che la revoca della concessione al gruppo Toto abbia coinciso con l'inizio del processo per il crollo del ponte Morandi. Infatti, una volta avuta dimostrazione che la revoca non era affatto impossibile, e se l'esito del processo dovesse certificare colpa se non dolo a carico della dirigenza di autostrade per l'Italia, non potrebbe forse configurarsi una grave responsabilità erariale, in capo a chi ha deciso di acquisire il controllo di autostrade per l'Italia, anziché sciogliere il contratto per inadempienza?  Pericolo scampato: IL TAR del Lazio ha già bloccato la revoca, al resto penserà la “nuova maggioranza di governo”.

Eppure non c'è dubbio che “una concessione non è una privatizzazione”, come ha dichiarato il ministro Orlando, ma allora perché mai il governo Conte ha acconsentito a sborsare alcuni miliardi di euro pubblici per rientrare in possesso di ciò che era già, ed era sempre stato, di proprietà dello stato? Ovvero per acquistare a peso d'oro una società che, senza la concessione autostradale ottenuta dallo Stato, aveva, a mio avviso, valore pressoché nullo.  Forse non era vero, con il governo giallo-verde, ciò che ha detto lo stesso ministro Orlando, ovvero che “lo Stato esige il pieno rispetto degli impegni assunti dai concessionari, SOPRATTUTTO QUANDO SI TRATTA DELLA SICUREZZA DEI TRASPORTI E DEI CITTADINI”?

Ma la reazione alla revoca della concessione ad Autostrada dei parchi che rasenta il surreale è quella del movimento cinque stelle che l’ha interpretata come “un importante cambio di rotta nei rapporti con i concessionari privati di infrastrutture pubbliche”. Cambio di rotta rispetto a cosa? Di certo del governo Draghi rispetto ai governi Conte, e quindi proprio dei 5stelle! E questo il vero motivo (assieme agli altri, analoghi, “cambi di rotta”) per cui la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi non era più tollerabile?

Ma adesso i Toto,  i Benetton, gli Onorato, i gestori del Papeete e del Twiga  e tanti altri possono di nuovo dormire sonni tranquilli. Torna la stagione delle proroghe infinite e i cittadini italiani continueranno a pagare per i loro privilegi. L'UE riprenderà a trattarci con la sufficienza che meritiamo, ci aprirà nuove procedure d'infrazione e con ogni probabilità ci taglierà i fondi del PNRR.  Torna l'italietta di sempre (con la i minuscola purtroppo), scusate l'intervallo di serietà, abbiamo scherzato!

Giorgio Perini

 

Foto: ANSA