È quasi naturale che alla crescita di forze nazionaliste ed autocratiche corrisponda un indebolimento delle istituzioni internazionali o almeno un appannamento del loro prestigio. Proprio in questi giorni si è diffusa la notizia che “
Danimarca e Italia chiedono ad altri Paesi di sostenere una lettera in cui si critica la Corte europea dei diritti dell’uomo per essere andata «troppo oltre» nell’interpretazione della legge, in particolare in materia di immigrazione” (riferito da
Euractiv.it:
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Sfiorano dal canto loro la volgarità le critiche mosse dagli ambenti arciconservatori alla Corte penale internazionale (CPI), definita dalla testata repubblicana
Washington Examiner “
un gruppo corrotto di antisemiti che potrebbe usare false accuse di crimini di guerra contro Israele” (
leggi). Ciò non deve ovviamente far dimenticare che l’operato della CPI non si è sempre distinto per coerenza e fermezza: difficile negare le critiche mosse soprattutto da paesi del cosiddetto “terzo mondo” che si sono sentiti discriminati dall’azione e finanche dallo statuto della Corte.
Come segnala un articolo sul sito ugandese
Plusnews “
lo Statuto di Roma, che ha istituito la Corte Penale Internazionale, ha volutamente escluso crimini come il dominio coloniale – una concessione fatta alle potenze occidentali, che si opposero durante la fase di redazione per evitare di essere coinvolte” (
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Analogamente, dal Bangladesh vengono circostanziate critiche sia alla Corte, sia a paesi europei che aderiscono alla stessa (
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The Business Standard). Non sembrano quindi esserci le giuste premesse ideali per l’iniziativa di creare “
una nuova corte internazionale per perseguire il «crimine di aggressione» commesso dalla Russia contro l’Ucraina” di cui ha scritto
Justiceinfo.net:
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Parole chiave: Corte europea dei diritti dell’uomo, Corte penale internazionale |