Se è comprensibile che nei Balcani occidentali l’entusiasmo per l’adesione all’UE sia andato scemando col trascorrere degli anni, da quando tale adesione è stata promessa (durante il vertice di Salonicco del 2003 – leggi sul sito della Commissione), è altrettanto evidente che un sentimento più positivo (leggi sul sito dell’agenzia IPN) prevale in un paese come la Moldova, che ha ricevuto lo status di paese candidato solo nel 2022 (leggi sul sito del Consiglio). Ciò nonostante, va da sé che il percorso di Chişinău sarà lungo e assai complesso. Lo stesso Ministro degli Esteri moldavo Mihai Popşoi ha riconosciuto che lo screening, la fase di preparazione dei negoziati di adesione, finora è andato “abbastanza bene” (leggi su Euractiv), che in linguaggio diplomatico significa che molti sono i problemi da risolvere. (Il processo di screening è descritto su EURLex: leggi.) Ma le difficoltà per la Moldova non sono legate tanto allo sforzo richiesto per l’avvicinamento all’UE, quanto ai tentativi di destabilizzazione di Mosca nei confronti di un paese che per sessant’anni è stato una Repubblica sovietica e nel quale i russofili sono molto numerosi. Il 28 settembre prossimo in Moldova si terranno le elezioni legislative e le pressioni russe per favorire una vittoria delle forze anti-occidentali sono particolarmente forti. Per sostenere i partiti europeisti e la Presidente Maia Sandu, a fine agosto Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk si sono recati assieme a Chişinău, suscitando una dura reazione da parte dell’opposizione filorussa (leggi quanto riferito da EUNews). Il confronto si annuncia comunque molto teso, perché “il risultato del voto del 28 settembre determinerà se la piccola repubblica resterà una nazione democratica sul percorso dell’integrazione europea oppure se un’alleanza di partiti filo-russi prenderà il controllo del governo e la ricondurrà nell’orbita di Mosca”, come ha scritto Deutsche Welle: leggi.
Parole chiave: Allargamento, Moldova, Elezioni |
|