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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 17/10 - 24/10

 

 


It’s the economy, stupid” fu uno dei più fortunati slogan coniati dallo staff di Bill Clinton nel 1992, durante la campagna elettorale che avrebbe portato lo stesso Clinton a battere il Presidente in carica George W. Bush. L’intento dietro allo slogan era quello di attirare l’attenzione degli americani sulla difficile situazione economica, facendo così venir meno il sostegno espresso solo un anno prima a Bush per la guerra in Kuwait. In periodo di pandemia, c’è forse un intento analogo nell’annuncio di un obiettivo per il lungo periodo dell’Unione europea: l’”autonomia strategica” in campo economico. Tale obiettivo è stato annunciato con solennità dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel (leggi). Come scrive Politico.eu tuttavia, non è ancora chiaro in che modo esso sia destinato a concretizzarsi (leggi).
 

 

 

 

 

La Croazia è il più “giovane” Stato membro dell’Unione europea, alla quale ha aderito nel 2013. Dal 1° gennaio al 30 giugno di quest’anno ha esercitato per la prima volta la presidenza di turno dell’Unione, destreggiandosi nel non facile periodo dello scoppio della pandemia. Ci sono tuttavia due altre “prime volte” alle quali la Croazia guarda con interesse ed attesa: l’adesione allo spazio Schengen e l’adozione dell’euro. Di quest’ultima e del suo potenziale impatto parla un articolo pubblicato sul portale dell’Osservatorio Balcani-Caucaso (leggi

 

 

 

 


Nella rassegna stampa del 10 ottobre avevamo segnalato la pubblicazione delle relazioni annuali della Commissione sul livello di preparazione dei paesi candidati e potenzialmente candidati. Vale la pena ritornare sull’argomento, suggerendo agli interessati la lettura del nuovo sunto (e commento) pubblicato nella sezione in italiano di Euractiv (leggi). 

 

 

 

Nell’epoca di Twitter e Istagram, della comunicazione e della (pseudo)informazione ridotta ad una manciata di caratteri e di Netflix fruibile su tablet e telefoni, fa un po’ specie constatare che c’è ancora chi scommette sulla cara, vecchia televisione. È quello che racconta l’articolo pubblicato sul sito del “Free Russian Forum”, un movimento fondato dall’ex campione di scacchi Garry Kasparov con l’intento di riunire tutte le anime dell’opposizione a Vladimir Putin, in Russia e tra la diaspora. Il Forum è ovviamente ipercritico nei confronti di qualsiasi iniziativa del Cremlino, ma le critiche servono a noi indirettamente anche per capire come si muove la propaganda di Mosca nei paesi Baltici che – non si dimentichi – sono Stati membri dell’UE.  (leggi

 

 

 


Il ballottaggio tra Mustafa Akıncı, Presidente uscente dell’autoproclamata Repubblica turca di Cipro Nord, e il suo sfidante Ersin Tatar, molto vicino ad Erdoğan (ne abbiamo parlato nella rassegna stampa della settimana scorsa) ha visto uscire vincitore proprio il leader nazionalista appoggiato da Ankara. Mentre il nuovo Presidente Tatar, con parole di circostanza, ha detto di voler rappresentare tutti i ciprioti e di voler operare per una soluzione alla crisi dell’isola, Akıncı ha annunciato che la sconfitta metteva fine alla sua carriera politica. I principali quotidiani italiani hanno riportato la notizia. Per il lettore curioso che vogli capire meglio la situazione e le posizioni in campo, suggeriamo oggi la lettura di due commenti: l’uno del giornale turco pro-governativo Daily Sabah (leggi), l’altro del quotidiano greco Ekathimerini (leggi).

 

 

 


L’ultima segnalazione di questa  piccola rassegna stampa di Dialoghi europei è al solito staccata dall’attualità. Ma lo sarà davvero? La Storia ci insegna che non ci sono cesure nette negli accadimenti che condizionano la vita dei paesi, delle comunità, delle persone. Certo ci risulta comodo fissare dei punti di riferimento per parlare di un “prima” e di un “dopo”, ma quel prima e quel dopo sono comunque collegati da una continuità fluida. Qui sopra abbiamo proposto letture sui Balcani che parlano di situazioni difficili, di ostilità appena sopite, di futuro incerto. Il futuro ha sempre radici nel passato, e allora ci può essere utile leggere questo articolo di Eastjournal, che ci ricorda come, già quattro mesi prima della conferenza di Yalta, il futuro dei Balcani fosse stato discusso e deciso da Churchill e Stalin: impegnati a loro modo in un “dialogo europeo” (leggi)