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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 24/04 - 1/05

Nell’epoca dei social media, ci siamo un po’ tutti abituati alla comunicazione condensata in un tweet di pochi caratteri. Fa piacere allora leggere, almeno di tanto in tanto, qualche ragionamento formulato in modo più articolato, con proposte che non devono necessariamente essere condivise, ma che ci invitano alla riflessione e alla discussione. È questo il caso della proposta avanzata da Enrico Letta sul Corriere circa la creazione di una Confederazione europea in cui accogliere i paesi dell’est Europa in attesa della loro completa integrazione nell’UE. Sorprendentemente, i commenti a questa proposta non sono stati molti. Ne segnaliamo almeno uno (pubblicato su Notiziegeopolitiche.net), critico nei confronti della proposta, ma in grado di offrire interessanti spunti di riflessione: leggi. Peculiare che, a fronte della scarsa attenzione dei media italiani, la posizione del segretario del PD abbia suscitato interesse all’estero, ad esempio nel giornale svizzero Le Tempsleggi (in francese).  
 

 

“Nulla sarà più come prima” è il leitmotiv di chi parla della guerra in Ucraina pensando ad un “dopo” di cui ancora non si vede traccia. In realtà già nei (primi) due mesi di conflitto, la situazione ha continuato ad evolversi. Si è passati dall’attacco, all’invasione, al riposizionamento e infine alla guerra tout court. Parallelamente non si è cessato di discutere, in occidente ma forse non solo, su quali fossero e siano gli obiettivi di Putin. Un breve sunto della situazione e della sua descrizione (necessariamente?) propagandistica dai due fronti contrapposti si trova sul sito dell’Osservatorio globalizzazioneleggi.

 

Con un articolo sul “Piccolo” di qualche settimana fa, il Presidente di Dialoghi Europei Giorgio Perini ha chiarito ruoli e responsabilità dei tanti lobbisti che gravitano attorno alle Istituzioni europee per manifestare gli interessi delle categorie che rappresentano. Pur nella consapevolezza della fallacia delle leggi umane, la regolamentazione di tali ruoli e responsabilità offre una certa garanzia che un’attività tanto delicata venga svolta con trasparenza e alla luce del sole. Anche nel caso della recente preparazione della cruciale legge sul mercato digitale (presentata dalla Commissione a fine marzo – comunicato stampa), le grandi multinazionali delle tecnologie digitali hanno ampiamente utilizzato la possibilità di interloquire con Bruxelles, sostenendo spese milionarie, come spiega un articolo pubblicato su Startmag.itleggi

 

Dando retta agli stereotipi in voga nell’Europa continentale, non ci sarebbe uomo politico inglese meno “British” di Boris Johnson: scarmigliato, irruento, ruvido nel linguaggio e poco incline ad adottare un portamento istituzionale. Eppure a molti britannici piace evidentemente così, anche se all’interno del suo stesso partito conservatore molti politici di lungo corso non celano più il loro malcontento. Campione della Brexit, Johnson cerca ora di proporre il Regno Unito come una potenza mondiale. Se la guerra lo aiuta in questo sforzo di visibilità, non si può negare che proprio la Brexit rappresenti una spina nel fianco per i rapporti commerciali di Londra. Prova ne siano le difficoltà che sta incontrando la conclusione di un importante accordo con gli Stati Uniti nel settore agricolo, di cui ha scritto recentemente la BBCleggi.

 

I grandi giochi delle diplomazie mondiali sono stati rilanciati (e sconvolti) dalla guerra in Ucraina. E la “ragion di stato” sembra contare sempre più seguaci. Così si cerca di rinsaldare legami raffreddatisi nel tempo, mettendo da parte le critiche più aspre o individuando mirabili soluzioni ad annosi contenziosi. La visita in India della Presidente della Commissione von del Leyen, il cui scopo evidente era quello di allontanare Nuova Dehli dalla Russia, ha permesso anche di rilanciare il dialogo su un accordo di libero scambio arenatosi nel 2013.  Ne ha scritto il Sole24oreleggi.

 

Le analisi e i commenti relativi alla guerra russo-ucraina contengono di frequente paralleli con la permanente (ma per fortuna incruenta) crisi kosovara. Molti paventano lo scoppio di violenze anche nel cuore dei Balcani come riflesso del conflitto ucraino. Sarebbe un esito disastroso per tutta la regione, ma anche una condanna senza appello dell’azione (o inazione) dell’Unione europea che ormai da più di vent’anni non riesce a trovare il bandolo di una matassa certo aggrovigliata, ma che la politica avrebbe dovuto saper sbrogliare. Ci aiutano a leggere la situazione sul terreno un articolo dedicato al Kosovo pubblicato dal sito Geopolitica.info (leggi) ed uno sui rapporti Stati Uniti-Serbia apparso su Euractiv.com (leggi).