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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 04/05/25

Care amiche e cari amici,
vi aspettiamo numerosi all'appuntamento numero zero di "IN DIALOGO CON DIALOGHI", accompagnato da un aperitivo,  martedì 6 maggio alle 18:00  da KNULP in via Madonna del Mare 7a

Il nostro Paolo Gozzi,  curatore della rassegna stampa che ormai vi è familiare, vi proporrà qualche spunto, tratto dalla rassegna stampa qui di seguito (ma non solo), a cominciare dalla crisi delle democrazie liberali, nelle sue varie declinazioni,  più o meno inquietanti e vicine a noi, ma sarà aperto ai vostri stimoli e suggerimenti, anche in vista di futuri eventi di Dialoghi Europei.  

Insomma: i protagonisti sarete tutti voi insieme a noi, per dei "Dialoghi Europei"  sempre più aperti e condivisi!
Il presidente 
Giorgio Perini 
L’ultima serie di segnalazioni della Rassegna stampa di Dialoghi europei del 27 aprile scorso concerneva la crisi della democrazia quale l’Occidente l’ha conosciuta (nonché propugnata) negli ultimi ottant’anni, vale a dire una forma di governo che si regge su due pilastri: la sovranità popolare esercitata tramite il voto e l’adesione a principi liberali incardinati in una Costituzione (un semplice ma utile riepilogo è fornito al lemma “Costituzione e costituzionalismo” della Treccanileggi).

Proprio emendando la Carta fondamentale, molti leader autocratici stanno dando una svolta illiberale alla democrazia dei loro paesi. Così nel 2017 in Turchia sono stati modificati 18 articoli della Costituzione per introdurre il presidenzialismo, con il risultato di veder “travolto il principio della separazione dei poteri e […] pregiudicate le garanzie dei diritti fondamentali”, come analizzato dal sito DPCE della Bocconileggi.

Similmente, nel 2020 Vladimir Putin ha promosso una riforma costituzionale che, oltre a garantirgli la possibilità di essere rieletto quasi “a vita”, afferma il “primato della Costituzione sulle norme internazionali [che] consente un ulteriore irrigidimento del regime […] soprattutto [con riguardo] alle norme inerenti il rispetto dei diritti umani”, come ha commentato geopolitica.infoleggi.

Quanto al campione dell’illiberalismo democratico Viktor Orbán, gli interventi sulla Legge fondamentale ungherese sono stati profondi e ripetuti (nel 2018 il sito The Orange Files ne aveva analizzati già sette: leggi), fino a quello recentissimo “volto a consentire la sospensione della cittadinanza ai cittadini con doppia nazionalità che si ritiene agiscano nell’interesse di una potenza straniera o di un’organizzazione straniera”, come riporta Balkan Insightleggi.
 
Parole chiave: Democrazia, Illiberalismo, Costituzione
Nel discorso pronunciato a Genova nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, Sergio Mattarella ha parlato della “moralità della Resistenza” le cui “ragioni di fondo […] si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli”.
Ha quindi ricordato che “la solidarietà internazionale si misurò sulle montagne liguri come altrove con l’apporto recato dai tanti che, venuti da patrie lontane, si erano uniti alla Resistenza” (il testo del discorso è sul sito del Quirinaleleggi).

L’internazionalismo è spesso citato nelle rievocazioni della lotta di liberazione (nel 2022 la sezione tedesca dell’ANPI vi dedicò un’interessante rassegna: gli interventi sono disponibili sul sito dell’Associazione – vedi), ma in genere si tende a sottolineare soprattutto l’aspetto di strumento di riscatto nazionale: è stato sempre il Presidente Mattarella ad usare proprio questa espressione in un’altra commemorazione del 25 aprile, a Cuneo nel 2023 (il discorso è sul sito di Repubblicaleggi).

Per far conoscere e salvaguardare la memoria di alcuni aspetti internazionali della lotta contro il nazifascismo, è stato lanciato un “progetto che coinvolge quattro Paesi europei «non solo per la conoscenza storica, ma anche come riflessione su ciò che sta accadendo oggi a questa memoria»” (i quattro paesi sono Francia, Germania, Croazia e Bosnia Erzegovina). Ne riferisce un bell’articolo pubblicato dall’Osservatorio Balcani Caucasoleggi.
 
Parole chiave: Mattarella, Resistenza; Internazionalismo
 
 
Come l’aggressione russa all’Ucraina ha indotto molti paesi a cercare nuove fonti di approvvigionamento energetico, così l’offensiva politico-commerciale di Donald Trump in materia di dazi sta spingendo i governi di tanti Stati a riconsiderare le reti dei loro traffici mercantili.

A livello di Unione europea, la minacce trumpiane di penalizzare gravemente le esportazioni ha riportato in primo piano l’accordo raggiunto con i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) nel novembre scorso e ora in attesa di ratifica da parte degli Stati membri (tutte le informazioni sono sul sito della Commissioneleggi).

Francia e Italia (sotto la pressione dei rispettivi settori agricoli) sono da sempre estremamente riluttanti nei confronti di questo accordo, ma proprio l’atteggiamento ostile degli Stati Uniti potrebbe farne riconsiderare l’atteggiamento: come riporta geopolitica.info, “Parigi, storicamente il più feroce oppositore, mostra segnali di apertura” (leggi), mentre per l’Agenzia Nova sarà “fondamentale il ruolo italiano” (leggi).

L’importanza strategica dell’apertura ad un mercato di 280 milioni di persone è evidenziata pure dall’interesse con cui guarda al Mercosur anche la Svizzera, che sta attivamente valutando se seguire la strada tracciata dall’UE (ne riferisce un’ampia analisi di swissinfo.chleggi).

Per chi volesse approfondire la materia, si segnala che il CESPI ha recentemente organizzato un incontro intitolato “Unione Europea e Mercosur: d’Accordo?”, la cui registrazione è disponibile sul sito del Centro stesso: vedi.
 
Parole chiave: Trump, Dazi, Mercosur
Dopo cinque mesi di stallo politico seguito alla vittoria elettorale della destra della FPÖ (il partito di cui fu a lungo leader Jörg Heider – vedi i risultati sul sito del Ministero dell’Interno), popolari (ÖVP), socialisti (SPÖ) e liberali (NEOS) hanno raggiunto un accordo per la formazione di un governo, che è entrato in funzione il 3 marzo 2025 (ne ha scritto il Guardianleggi).

Il voto nazionale del 29 settembre 2024 aveva evidenziato – non certo per la prima volta – la profonda frattura tra l’orientamento dei centri urbani e quello delle zone rurali: ne aveva analizzato le caratteristiche un interessante articolo di Alto Adige Innovazioneleggi.
Con queste premesse, le previsioni circa l’esito delle elezioni municipali di Vienna del 27 aprile erano univoche: il sito thelocal.at (rivolto agli expat internazionali in Austria) aveva scritto: “la SPÖ dovrebbe rimanere al potere nonostante la crescente pressione dell’estrema destra della FPÖ, che sta guadagnando terreno a livello nazionale” (leggi).

Così è stato e, come ha titolato Austria vicina, “dopo il voto […] Vienna resta sempre rossa” (leggi). Vale tuttavia la pena ricordare che se i socialisti sono rimasti saldamente il primo partito (garantendo un nuovo mandato al sindaco Michael Ludwig, in carica dal 2018) hanno nondimeno subito un’erosione di consensi (-2,2%).
Peggio è andata ai popolari che hanno visto dimezzata la percentuale di suffragi (-10,8%). La FPÖ invece è cresciuta di oltre il 13%, diventando il secondo partito. Tutti i risultati sono illustrati da Der Standardleggi.
 
Parole chiave: Austria, Vienna, Elezioni
L’attenzione mediatica sulle grandi manifestazioni di protesta organizzate in Turchia dopo l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu è presto scemata.
Ciò non significa che la situazione sia pacificata: le autorità hanno di recente intensificato la repressione, arrestando dozzine di persone, tra cui funzionari pubblici accusati di far parte di una rete corruttiva capeggiata proprio da İmamoğlu (ne hanno riferito l’Associated Pressleggi – e in termini ben diversi il filogovernativo Daily Sabahleggi).

Secondo un dirigente del Partito Democratico Repubblicano (CHP – alla testa del quale lo stesso sindaco di Istanbul arrestato dovrebbe candidarsi contro Erdoğan alle prossime presidenziali del 2028) “questi arresti sono invece legati all’opposizione del Comune al controverso progetto «Kanal Istanbul»” (come scritto dall’Agenzia AGIleggi). Insiste su questo aspetto anche un reportage di France24 (leggi), che aggiunge ulteriori informazioni in merito al faraonico progetto di realizzare una via navigabile tra il mar Nero e il mar di Marmara, per decongestionare il traffico marittimo nel Bosforo.

Di questa iniziativa si era fatto promotore Recep Tayyip Erdoğan, allora Primo ministro, nel lontano 2011, definendola egli stesso “un progetto folle”: ne scrisse all’epoca, in termini poco lusinghieri, la rivista accademica francese Métro Politiques (leggi).
Dieci anni dopo (2021), in coincidenza con l’inizio dei lavori, dedicò una rigorosa analisi al Kanal Istanbul l’ISPIleggi.
 
Parole chiave: Turchia, Repressione, Kanal Istanbul