L’ultima serie di segnalazioni della Rassegna stampa di
Dialoghi europei del 27 aprile scorso concerneva la crisi della democrazia quale l’Occidente l’ha conosciuta (nonché propugnata) negli ultimi ottant’anni, vale a dire una forma di governo che si regge su due pilastri: la sovranità popolare esercitata tramite il voto e l’adesione a principi liberali incardinati in una Costituzione (un semplice ma utile riepilogo è fornito al lemma “
Costituzione e costituzionalismo” della
Treccani:
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Proprio emendando la Carta fondamentale, molti leader autocratici stanno dando una svolta illiberale alla democrazia dei loro paesi. Così nel 2017 in Turchia sono stati modificati 18 articoli della Costituzione per introdurre il presidenzialismo, con il risultato di veder “
travolto il principio della separazione dei poteri e […] pregiudicate le garanzie dei diritti fondamentali”, come analizzato dal sito
DPCE della
Bocconi:
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Similmente, nel 2020 Vladimir Putin ha promosso una riforma costituzionale che, oltre a garantirgli la possibilità di essere rieletto quasi “a vita”, afferma il “
primato della Costituzione sulle norme internazionali [che] consente un ulteriore irrigidimento del regime […] soprattutto [con riguardo] alle norme inerenti il rispetto dei diritti umani”, come ha commentato
geopolitica.info:
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Quanto al campione dell’illiberalismo democratico Viktor Orbán, gli interventi sulla Legge fondamentale ungherese sono stati profondi e ripetuti (nel 2018 il sito
The Orange Files ne aveva analizzati già sette:
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volto a consentire la sospensione della cittadinanza ai cittadini con doppia nazionalità che si ritiene agiscano nell’interesse di una potenza straniera o di un’organizzazione straniera”, come riporta
Balkan Insight:
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Parole chiave: Democrazia, Illiberalismo, Costituzione |