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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 25/05/2025

Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali
a cura di Paolo Gozzi

 
 
È abbastanza normale che la celebrazione in un dato paese di referendum su argomenti di natura prettamente interna passi virtualmente inosservata all’estero. In altre parole non deve stupire che se in Italia i cinque referendum dell’8 e 9 giugno trovano qualche (striminzito) spazio nei media, almeno finora essi siano completamente trascurati fuori dalle nostre frontiere.
Tra le poche eccezioni, si possono citare un articolo assai anodino del sito spagnolo Euro Weekly News (leggi) ed un’analisi più attenta pubblicata da Le Figaro International, ma risalente allo scorso marzo (leggi), quando venne fissata la data della consultazione.

Qualche minima attenzione è stata rivolta alla campagna per l’astensione da parte delle forze di maggioranza, anche se stimolata dalla performance goliardica del deputato di +Europa Riccardo Magi (un servizio sull’episodio è sul sito della francese TF1vedi; mentre un breve articolo è stato pubblicato sul sito statunitense Business Heraldleggi).

Chi volesse documentarsi sulle disposizioni costituzionali in materia di referendum (articolo 75 in particolare), può utilmente consultare l’opuscolo della Regione Emilia-Romagna “La Costituzione italiana e i suoi nuclei concettuali” (leggi).
Molto stimolante è pure il resoconto del dibattito tenutosi in sede di Assemblea costituente nel gennaio 1947 dedicato al quorum applicabile nel caso di referendum abrogativi (sul sito del Governoleggi).
 
Parole chiave: Referendum, Quorum, Costituzione
Professore a Standford ed ex ambasciatore americano a Mosca (2012-2014), Michael A. McFaul ha scritto, nel marzo dello scorso anno, un interessante articolo sul sito della Hoover Institution (leggi).
Era reduce da un viaggio in Lituania e affermò tra l’altro: “Credo […] che la probabilità di un attacco russo a un Paese della NATO sia molto bassa se gli Stati Uniti resteranno impegnati nell’Alleanza. Tuttavia, molti europei […] hanno evocato analogie con gli anni Trenta per suggerire che le attuali tendenze isolazioniste americane ricordano proprio quell’epoca. Osservano già l’impatto che il candidato presidenziale Donald Trump sta avendo sull’unità della NATO, in particolare nel favorire l’allontanamento degli Stati Uniti dai suoi alleati”.

A distanza di poco più di un anno tali considerazioni restano quanto mai attuali e aiutano a capire la grande preoccupazione prevalente nelle capitali dei paesi baltici, della Polonia e dei paesi scandinavi, a differenza ad esempio di quanto avviene in Italia, dove molti politici, non ultimo l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ritengono che la Russia non rappresenti una minaccia (riferito dall’AgenPressleggi).

Nel frattempo, proprio nel Baltico, dove le provocazioni russe sono evidenti (di quella del 15 maggio ha scritto RAINewsleggi; della concentrazione di truppe al confine finlandese ha riferito anche l’Helsinki Timesleggi), la NATO si sta mobilitando.

Dopo l’operazione “Sentinella del Baltico” avviata nello scorso gennaio (ne aveva scritto Il Giornaleleggi), ora la Polonia ha annunciato una nuova strategia marittima denominata “Polish Sea”, intesa a rafforzare la sicurezza nella regione (riferito dal portale dell’emittente pubblica Polskie Radioleggi). Un’idea di quanto profonda e concreta sia la cooperazione tra NATO e Polonia si ricava dall’ampio resoconto pubblicato sul sito del Governo di Varsavia dopo l’incontro tra il premier Donald Tusk e il Segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte a metà marzo 2025: leggi.
 
Parole chiave: Minaccia russa, NATO, Baltici, Polonia
Con la popolazione africana destinata a raddoppiare entro il 2050, si prevede che l’industria dei trasporti del continente cresca a un tasso annuo composto di circa il 6–8% dal 2025 al 2040; […] per sostenere questa crescita, saranno necessari investimenti infrastrutturali di circa 150 miliardi di dollari all’anno”.
Queste scarne indicazioni statistiche, contenute nell’annuncio di un prossimo forum sull’evoluzione dei trasporti in Africa (leggi sul sito Transport Evolution) rendono l’idea dello sforzo richiesto per migliorare le infrastrutture del continente.

Si comprende quindi che non solo l’Unione europea (con il Global Gateway – leggi – inteso a creare connessioni sostenibili), ma anche singoli Stati membri guardino con interesse alle opportunità di finanziare iniziative in questo settore: leggi quanto scritto sul sito di Enabel, l’agenzia belga per la cooperazione internazionale.

Di tutt’altra portata, sia in termini finanziari che di significato politico-economico, è il progetto di costruzione di un collegamento sottomarino tra Spagna e Marocco, rilanciato di recente e di cui ha scritto Newsweekleggi. (Pone molti quesiti in merito al progetto il sito spagnolo Cazaharleggi).

A titolo aneddotico vale la pena segnalare che nel 2021, a un anno dalla Brexit, il Regno Unito, alla ricerca di nuove connessioni commerciali, aveva preso in considerazione l’ipotesi di realizzare un tunnel tra Gibilterra (colonia della Corona britannica) e Tangeri, come scrisse The Arab Weeklyleggi.
 
Parole chiave: Africa, Trasporti, Tunnel Spagna-Marocco
Nel 2015, durante un discorso rivolto alla minoranza etnica ungherese in Slovenia, Viktor Orbán pronunciò una frase assai significativa, che dà la misura del nazionalismo magiaro: “Abbiamo un comandamento nazionale. Dice così: «Ogni ungherese è responsabile per ogni altro ungherese»” (testo disponibile sul sito del Governo di Budapestleggi).
Va da sé che per un paese la cui diaspora negli stati confinanti è assai numerosa (le cifre essenziali sono sul sito Talkpalleggi) una posizione del genere può facilmente potare a dissidi e frizioni, soprattutto se questi stati sposano a loro volta un’ideologia nazionalista.

Fu il caso nel 2009 quando la Slovacchia “[rese] lo slovacco la lingua obbligatoria per i dipendenti pubblici, provocando una disputa diplomatica con l’Ungheria” (ricordato da Euronewsleggi).
Ora Bratislava sta rilanciando proponendo una legislazione ancor più discriminatoria, ma questa volta la posizione di Budapest sembra essere più tollerante: evidentemente prevale l’allineamento euroscettico e pro russo dal primo ministro ungherese e dal suo omologo slovacco Robert Fico (inquadra la situazione Mondo Internazionaleleggi).

Di certo non si tratta di un cedimento o di un’incrinatura del nazionalismo ungherese, ma piuttosto di una mossa politica di Orbán, come descritto da Balkan Insight (leggi).
Ben diverso è infatti l’atteggiamento nei confronti dell’Ucraina dove la minoranza ungherese è esigua, ma “sfruttata” dal Primo ministro magiaro per mantenere tesi i rapporti con Kiev e preparare eventualmente un dopoguerra nel quale l’Ungheria potrebbe rivendicare porzioni della Transcarpazia: lo scenario – tra il cinico e il preoccupante – è illustrato dallo IARIleggi.
 
Parole chiave: Nazionalismo, Minoranze, Orbán
La Guyana francese, dipartimento d’oltremare affacciato sull’Oceano Atlantico (è descritta sulla Britannicaleggi), ha ospitato in passato una colonia penale, celebre anche perché vi fu rinchiuso Alfred Dreyfus.
Da più di settant’anni la struttura penitenziaria non è più in uso, ma nelle intenzioni del Ministro della Giustizia del Governo francese potrebbe rinascere a nuovi fasti. Gérald Darmanin ha infatti annunciato, proprio durante una visita in Guyana, il progetto di costruirvi entro il 2028 un nuovo carcere di massima sicurezza in cui rinchiudere narcotrafficanti e islamisti radicalizzati.

Con parole non molto diverse da quelle che siamo ormai abituati ad ascoltare anche in Italia, ha dichiarato: “La mia strategia è semplice: colpire la criminalità organizzata a tutti i livelli. Qui [in Guyana – NdC], all’inizio del percorso della droga. Nella madrepatria, neutralizzando i capi delle reti. E fino ai consumatori” (leggi su Le Monde).

L’idea non è stata accolta positivamente dagli amministratori locali: come riportato dal britannico Guardian: “è […] con stupore e indignazione che i membri eletti della Collettività hanno scoperto, insieme all'intera popolazione della Guyana” queste informazioni (leggi).

A parte la polemica politico-ideologica (il portale Mizane.info, vicino al mondo mussulmano d’Oltralpe, ha parlato di “Guantanamo à la française”: leggi) può risultare interessante soffermarsi sull’analisi proposta dalla Gazzetta marittima, dedicata al significato politico e all’importanza strategica dei possedimenti – di fatto coloniali – che tuttora assicurano a Francia e Regno Unito il controllo di oceani e vie di traffico marittime: leggi.
 
Parole chiave: Guyana francese; Carcere di massima sicurezza, Colonialismo