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Quale ruolo per il Nordest nell'Europa del 2024?

Per gentile concessione del "Gruppo NEM"

La politica estera è tradizionalmente considerata competenza esclusiva dello stato centrale, e questo ha rappresentato a lungo un limite apparentemente invalicabile per le Regioni, ma anche, per certi versi, un alibi, ancor oggi difficile da smontare. Eppure, per farlo crollare come un castello di carte, basta dire che tutto ciò che riguarda l'UE non rientra nella politica estera, ma piuttosto nella politica interna (che non va confusa con quella nazionale). Lo dimostra il fatto che, ormai da più di trent’anni – dal 1992-, siamo tutti cittadini europei e, come tali, c'è spazio per ognuno di noi, individualmente o come membri di una comunità, a livello di autonomie locali (Regioni, Comuni) o di associazionismo, per far sentire la nostra voce a Bruxelles. Ecco perché non dobbiamo aver paura di essere protagonisti diretti delle politiche europee, piuttosto che lamentarci per le decisioni che non ci piacciono, prese “dall’Europa”, o addirittura “in Europa”, come se non ne facessimo parte!

Ma, addirittura in politica estera propriamente detta, cioè quella che guarda oltre i confini dell’UE (magari alla parte del continente europeo che non ne fa ancora parte, cosi vicina a noi), proprio Friuli Venezia Giulia e Veneto erano già state investite dallo Stato fin dal 1991 di un ruolo senza precedenti, con la cosiddetta “legge sulle aree di confine” che, traendo la propria ragion d'essere dal processo di dissolvimento dell’Unione sovietica, guardava soprattutto ai Balcani occidentali ma anche alle ex repubbliche dell'URSS. Un ruolo da recuperare e valorizzare nel 2024, stavolta nei confronti dell'UE, ora che l’avvio dei negoziati per l’ingresso di Ucraina, Georgia e Moldova ha riportato di attualità l’urgenza dell’allargamento ai sei Paesi dei Balcani occidentali.

Per affrontare efficacemente questa sfida, sul doppio fronte dell’UE attuale e di quella del futuro (a 36 membri?), occorre un cambio di paradigma che ci porti ad essere protagonisti e a sfruttare concretamente tutti gli spazi a disposizione per il nostro Paese, ed in particolare per il sistema del Nordest. Non facile per un paese che tende ad esportare la conflittualità domestica a Bruxelles in misura molto maggiore rispetto a qualsiasi altro stato membro, a cominciare dalla Germania, allenatissima a “lavare i panni sporchi in casa”, presentandosi invece compatta, con tutte le forze politiche allineate, ogni qualvolta sia in gioco il suo interesse nazionale. Ciò che occorre in concreto è innanzitutto la compattezza trasversale dei parlamentari europei espressione del territorio risultanti dalle elezioni europee del 2024, al di là della famiglia politica europea di appartenenza, ma anche uno stretto raccordo con gli esponenti regionali nelle delegazioni delle altre istituzioni UE, per esempio il CESE  (Comitato Economico e Sociale Europeo) e il CdR (Comitato delle Regioni e delle Città europee), che è sbagliato snobbare perché ritenuti ininfluenti in quanto dotati solo di poteri consultivi. Di fondamentale importanza è poi stabilire un dialogo continuo e in larga parte informale, basato sulla fiducia reciproca, con i funzionari italiani nelle due istituzioni più “pesanti” di Bruxelles: la Commissione (Il “governo” europeo) e il Consiglio (il consesso degli stati membri, che spesso rappresenta il vero potere decisionale europeo). Il nostro sistema del Nordest ha di certo le risorse umane e le capacità per interfacciarsi efficacemente con tutte queste istituzioni, dove operano valenti funzionari, spesso delusi dall’apparente disinteresse del loro Paese e dei loro territori di provenienza per un rapporto più stretto.

Ma come fare sintesi di tutto questo? Lavorando in quotidiano contatto con la Rappresentanza Permanente d'Italia presso l'UE che segue per il governo, da Bruxelles, a 360 gradi tutte le politiche europee, ed in particolare la fase ascendente del diritto UE, ovvero proprio il processo attraverso il quale vengono decise le future normative europee, processo al quale dobbiamo contribuire direttamente, senza delegarlo ad altri. Il raccordo, indispensabile, tra Bruxelles, Roma e il Nordest può essere assicurato tramite la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di cui attualmente è presidente il governatore del FVG Massimiliano Fedriga, e dalla sua struttura tecnica (il Cinsedo), quando occorra anche esercitando una moral suasion sul governo nazionale.

Il tutto con l'obiettivo di aggiungere alla specialità e all’autonomia regionali a livello nazionale una sorta di “specialità europea” per il Nordest, che si traduca in un preciso ruolo riconosciuto da Bruxelles che valorizzi, accanto alla sua collocazione geografica, le sue peculiarità e il suo potenziale!

Giorgio Perini