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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 17/12

Care amiche e cari amici, non precipitatevi a leggere questa rassegna stampa, per quanto sia- confidiamo che sarete d'accordo - molto interessante, perché avete tempo fino al 7 gennaio 2024! Infatti questa è l'ultima uscita del 2023: buone feste!
 

Quando quest’ultima rassegna stampa di Dialoghi europei del 2023 arriverà nella mailbox dei suoi fedeli lettori, gli elettori serbi avranno già iniziato a votare per il rinnovo del Parlamento e per quello di oltre sessanta  amministrazioni comunali, Belgrado compresa. Nel caso del Parlamento, si tratta di elezioni anticipate, come accade regolarmente da quando Aleksandar Vučić è al potere (2012). (Lo ricorda, presentando questo scrutinio, l’Osservatorio Balcani Caucasoleggi.) È stato Vučić stesso a volere questa nuova tornata elettorale ad appena diciotto mesi dalla precedente (aprile 2022), convinto di poter perpetuare la propria posizione dominante: l’aspettativa sembra giustificata in base all’approfondita analisi del sito sondaggibidimedia.comleggi. Alla figura del Presidente a al suo itinerario politico-istituzionale ha dedicato un dettagliato racconto la BBCleggi. La Serbia è il paese-chiave per il processo di adesione dei Balcani occidentali all’UE e per il controllo/contenimento dell’influenza della Russia nella regione (nel 2019, ben prima dell’aggressione all’Ucraina, il German Marshall Fund aveva pubblicato un interessante rapporto in merito: leggi). Normale quindi che i vicini guardino con attenzione al prossimo voto: si vedano ad esempio le considerazioni (in inglese) del quotidiano montenegrino Vijestileggi.    

 

In un articolo del 7 dicembre 2023, Stefano Giantin, che cura per Il Piccolo le cronache dai Balcani, ha riferito le conclusioni di un’indagine condotta dalla Balkan Free Media Initiative (BFMI) ed altri istituti di ricerca, secondo la quale aziende internazionali finanziano (forse inconsapevolmente) la propaganda russa nella regione, grazie ai contratti pubblicitari conclusi con organi d’informazione filorussi. (L’articolo del Piccolo non è in lettura libera, ma il testo dell’indagine è disponibile sul sito della BFMIleggi.) Molto è stato scritto sui tentativi, spesso riusciti, di Mosca di esercitare la propria influenza sui paesi balcanici (l’argomento è ampiamente trattato in una scheda del Parlamento europeoleggi). Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’arma energetica è stata spesso usata per riaffermare tale influenza, dati i livelli di dipendenza dei Balcani dalle forniture di gas e petrolio russi e la scarsa volontà di molti governi della regione di recidere i legami di amicizia con Mosca. Nondimeno, il ribilanciamento dei flussi di prodotti energetici determinato in tutta Europa dal conflitto ucraino, sta progressivamente erodendo quello che era un monopolio russo. Lo segnala uno studio del Carnegie Endowment for International Peaceleggi.

 

Con i sondaggi che indicano in quasi venti punti percentuali il vantaggio dei laburisti sui conservatori in vista delle elezioni dell’anno prossimo, le dichiarazioni pubbliche del leader del Labour Party Keir Starmer o dei suoi ministri-ombra sono seguite con interesse nelle cancellerie europee. Starmer ha ripetutamente chiarito di non voler rimettere in discussione la Brexit (anche recentemente, come riferito da EUNewsleggi), ma di puntare ad un approfondimento dell’accordo concluso da Boris Johnson con Bruxelles al momento dell’uscita dall’Unione. Parigi e Berlino hanno quindi prestato grande attenzione ad una recente presa di posizione del ministro-ombra della difesa John Healey, che ha fornito alcuni dettagli di quali sarebbero gli obiettivi di una politica di riavvicinamento all’Europa in materia di difesa e sicurezza (l’articolo è di Politico.euleggi). Si tratta di un cambiamento significativo rispetto al rifiuto di Johnson di parlare di accordi con l’UE in materia di politica estera (esplicito un articolo del Centre for European Reform del novembre 2020: leggi). Ciò nonostante proprio le dichiarazioni di Healy a Politico fanno sorgere il dubbio che la strategia dei laburisti punti anche e soprattutto ad accordi bilaterali (con Francia e Germania), relegando in qualche modo l’accordo con l’UE ad un ruolo complementare.

 

Il declino dell'Occidente è evidente, come lo è l’ascesa del Sud globale e dei BRICS”: di questo è convinto il professore dell’Università di Lipsia Robert Kappel, che ha scritto un articolo sulla “Ricalibrazione dell’economia” per l’Agenzia federale tedesca per l’educazione politica (Bundeszentrale für politische Bildung): leggi. L’articolo ha probabilmente una finalità “didattica”, ma il tema del declino occidentale e della ricerca di un nuovo ordine mondiale è ormai al centro di tutte le analisi geo-politiche e di economia internazionale. Argomenti simili a quelli di Robert Kappel si ritrovano in un editoriale di Martine Bulard sul Monde Diplomatique (in inglese: leggi). Anche in Italia è vivace il dibattito sulla fase di transizione che sembra prefigurare un nuovo assetto geopolitico mondiale, come attestano un articolo di Giancarlo Elia Valori disponibile sul sito BankimpresaNews (leggi) e uno di Paolo Savona (con interessanti considerazioni sul binomio cooperazione-competizione) sul sito Infodifesa.itleggi.

 

Dopo essere stata la locomotiva economica e la bussola politica (assieme alla Francia) dell’Unione europea, la Germania è oggi incerta e smarrita: l’industria è in sofferenza, le guerre in Ucraina e Medioriente hanno causato danni economici e fratture socio-ideologiche, il problema dei migranti è sfruttato dalle destre estreme per raccogliere consensi sempre più ampi. Da ultimo, la Corte Costituzionale ha bocciato alcune pratiche di “finanza creativa” del Governo a guida SPD, creando di fatto una voragine nel bilancio pubblico (ne ha scritto Internazionaleleggi). La situazione preoccupa soprattutto le imprese: quasi il 60% pensa ad investimenti all’estero piuttosto che in Germania (come riporta il sito Politico.euleggi).  In questo contesto – come traspare dalle cronache de Il Mitte (“quotidiano online per gli italiani all’estero”) (leggi) – non è stato facile per Olaf Scholz rassicurare i membri del partito e i cittadini tedeschi in occasione del recente congresso della SPD. Un’analisi più approfondita di alcuni dei temi trattati dal Cancelliere durante il congresso è proposta da Die Zeitleggi.  

 

Quando un paese aderisce all’Unione europea, può chiedere che la sua lingua ufficiale diventi lingua ufficiale dell’UE e sia pertanto aggiunta all’elenco del regolamento che ha disciplinato la materia alla creazione delle Comunità europee: il n. 1 del 1958 (la versione consolidata vigente è disponibile su EURLexleggi; il regime linguistico dell’UE è illustrato sul sito Europaleggi). Naturalmente tutti i paesi si avvalgono di questa facoltà per consentire ai propri cittadini una corretta comprensione della legislazione comunitaria. Ma se compito di pubblicare la nuova legislazione in tutte le lingue dell’Unione è responsabilità di quest’ultima, il paese aderente deve provvedere alla traduzione nella propria lingua di tutta la normativa esistente al momento dell’adesione. Si tratta di tutto quanto costituisce quello che in gergo comunitario è chiamato l’acquis, corrispondente a centinaia di migliaia di pagine di testi regolamentari, compresi decenni di sentenze della Corte di Giustizia. Consapevole della dimensione di questa impresa e dei costi che ne derivano, il Presidente albanese Edi Rama – non nuovo ad iniziative spiazzanti – ha pensato di sfruttare l’intelligenza artificiale, come riferisce un articolo di Euractiv.itleggi. Il lettore attento noterà che probabilmente anche l’articolo di Euractiv è stato tradotto automaticamente, forse con l’ausilio dell’IA (l’originale è in inglese, come suggerito a fine pagina): nonostante la qualità sia molto buona, qualche “incidente di percorso” si nota. Se davvero l’IA sarà usata per tradurre l’acquis in albanese, dovrà essere ancora adeguatamente “istruita”.