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UN FUTURO INCERTO E PERICOLOSO IMPONE DI COSTRUIRE UNA VERA DIFESA EUROPEA

L'Europa unita “ha saputo costruire una straordinaria era di pace durata tre quarti di secolo” ma non dobbiamo illuderci perché “non sappiamo cosa ci riserva il futuro, viviamo in un mondo pericoloso ed è prudente investire di più anche per difenderci”. Ad affermarlo in un'intervista del dicembre scorso è stato lo storico inglese Paul Kennedy, che insegna alla Yale University degli Stati Uniti, noto tra l'altro per un saggio sull' “Ascesa e declino delle grandi potenze” che 37 anni fa aveva previsto il crollo dell'URSS e l'ascesa della Cina.

Il tema della sicurezza europea è stato riproposto da Angelo Panebianco in un editoriale sul Corriere della Sera che rifacendosi alla fine di Navalny, alle dichiarazioni di Trump sul disimpegno americano nella Nato, e alle “cattive notizie sull'andamento della guerra in Ucraina”, si chiede come mai la difesa europea resti “un argomento per iniziati”, non sia cioè uno degli argomenti dominanti della campagna elettorale che fra poco più di tre mesi ci porterà alle elezioni europee.

Mi sembra un interrogativo più che legittimo.

Partecipo per quanto possibile a tutte le manifestazioni per la pace, provo dolore misto a rabbia a pensare al costo di vite umane e di distruzioni che le guerre – almeno quelle vicine a noi – stanno provocando inutilmente perché il quadro è ormai chiaro, le responsabilità accertate , e dunque si muore in una logica aberrante almeno in Ucraina per ribadire che il contenzioso è tutt'ora aperto.

So bene che l'Italia ripudia la guerra, come afferma la nostra Costituzione. Ma so anche che potrei essere aggredito, o potrebbero esserlo paesi con cui condivido valori e principi fondamentali, come la democrazia, lo stato di diritto, il riconoscimento e la difesa delle minoranze; e il vulnus a quei paesi non potrebbe essermi indifferente.

E allora trovo più che legittima la sollecitazione a parlare di difesa e sicurezza comune europea e dei costi per garantirla. Con i tempi che corrono, non si può dipendere solo dagli Stati Uniti. Tanto più se dovesse vincere Trump.

La presidente della Commissione europea ha anticipato la proposta di un Commissario europeo alla difesa. È già un passo avanti nell'affermazione dell'autonomia strategica dell'Unione europeaMa noi, tutti noi, i compiti a casa nostra, li facciamo? Per esempio sulla spesa per la difesa, dove siamo in debito rispetto agli impegni del Paese?

Si ha buon gioco a dire “meno soldi per gli armamenti, più per il sociale”. Ma lo stato sociale l'ho conseguito perché vivo in una democrazia; la cui difesa mi pare prioritaria.

 

Giorgio Rossetti

Presidente Onorario di Dialoghi Europei