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ADDIO A GIORGIO RUFFOLO, SOCIO FONDATORE DI DIALOGHI EUROPEI

Ieri sera si è spento Giorgio Ruffolo, economista, uomo di cultura raffinata, fondatore e presidente del Centro Europa Ricerche. Fu deputato al Parlamento italiano e a quello europeo, Ministro dell'ambiente dal 1987 al 1992. Esponente del PSI, aderì successivamente ai Democratici di sinistra. Con le sue ricerche, i suoi numerosi libri, dette un contributo importante alla lettura delle trasformazioni che intervenivano a livello internazionale e le conseguenze che ne derivavano per il nostro Paese.

Se lo ricordo è perché nell'ormai lontano 1994, quando ebbi modo di prospettargli l'idea di quello che sarebbe poi stato il Centro studi Dialoghi Europei, non solo mi incoraggiò ma si rese disponibile ad esserne uno dei soci fondatori. E infatti il suo nome figura tra i 30 che hanno dato vita nel 1995 all'associazione tutt'ora operante a Trieste e nel Friuli-Venezia Giulia. Coerente con questa scelta non mancò di dare un suo originale e prezioso contributo all'attività dell'associazione, di cui fu più volte ospite per convegni e conferenze che lasciavano il segno.

Ricordo in particolare la sua comunicazione nel convegno su “L'identità culturale europea nell'era della globalizzazione”, promosso nel 2001 da Dialoghi Europei in collaborazione con l'istituto Gramsci presieduto da Giuseppe Petronio. E ancora il suo dibattito all'Università di Trieste sempre sul tema dell'identità con un altro straordinario socio e dirigente di Dialogo europei, l'amico Giorgio Negrelli. In occasione di una lezione che avrebbe dovuto tenere sui “Problemi della democrazia in Italia nell'era dell'integrazione europea”, gli capitò di essere bloccato a Roma per uno sciopero del volo che doveva portarlo a Trieste; comprendendo l'imbarazzo in cui ci saremmo trovati senza l'oratore principale davanti una sala di 250 persone (tanti erano gli iscritti al ciclo di conferenze previsto), Giorgio Ruffolo si fece scrupolo nel caos dell'aeroporto di mettere per esteso e in bella gli appunti che aveva preparato per poi inoltrarceli via fax onorando l'impegno e garantendo da vero gentiluomo il suo contributo.

La perdita che oggi lamentiamo è compensata in parte dalle opere, libri e articoli, che lui ci ha lasciato e che restano tutt'ora fondamentali per interpretare “Il film della crisi”(quella portata dalla globalizzazione) e per capire perché “Il capitalismo ha i secoli contati”.     

 

Giorgio Rossetti

Presidente onorario di Dialoghi Europei