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Green dialogues 15/06/21 - Non si può perdere tempo, più fondi alla ricerca per l’energia pulita

Green dialogues 15/06/21

Non si può perdere tempo, più fondi alla ricerca per l’energia pulita

di Mario Sica

Il 30 novembre 2015, al vertice di Parigi sul clima, oltre venti leader mondiali (tra i quali Obama ed Hollande) si sono impegnati ad aumentare drasticamente i bilanci dei rispettivi paesi destinati alla ricerca e allo sviluppo nel settore dell'energia pulita. Da allora questi paesi, insieme all'Unione europea, hanno unito le forze per aumentare di 4,8 miliardi di € all'anno gli investimenti pubblici nel settore dell'energia pulita, fino a raggiungere i livelli più elevati mai registrati. Per milioni di persone tale impegno si è tradotto in un più ampio accesso a fonti energetiche rinnovabili a basso costo, come l'energia solare e l'energia eolica. Al tempo stesso questi finanziamenti supplementari destinati alla R&S hanno accelerato importanti progressi in nuove tecnologie come l'idrogeno verde.

Questa collaborazione coordinata a livello mondiale è il risultato diretto dell'iniziativa Mission Innovation. Nonostante le difficoltà create dalla pandemia di Covid-19, i ministri coinvolti nell'iniziativa (per l’Italia era presente il Ministro della transizione ecologica Cingolani) si sono riuniti la scorsa settimana, in Cile, per riflettere su quanto fatto fino ad oggi e, soprattutto, per tracciare la rotta per l'innovazione in materia di clima ed energia a livello mondiale nel prossimo decennio.

L'Agenzia internazionale per l'energia ha evidenziato un forte ritardo tra gli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette e lo stato attuale delle tecnologie energetiche pulite. L'incontro, organizzato dal Cile, ha offerto a tutti i Paesi l'opportunità di impegnarsi ad accelerare il ritmo dell'innovazione nel settore dell'energia pulita nei rispettivi paesi, gettando le basi per intensificare la cooperazione e i progressi in materia di clima a livello mondiale in vista della COP 26 che si terrà a Glasgow (Scozia) nel novembre di questo 2021.

Per garantire il successo collettivo, Mission Innovation ha scelto di concentrarsi su alcuni aspetti chiave dell'innovazione nel settore dell'energia pulita. Tra questi figurano il rafforzamento della collaborazione con il settore privato e la riduzione dei tempi necessari a portare le innovazioni dal laboratorio al mercato. In altre parole, l'iniziativa intende contribuire a comprimere il ciclo dell'innovazione.

I membri di Mission Innovation rappresentano insieme il 95% dei bilanci pubblici mondiali per la R&S nel settore dell'energia pulita. L'iniziativa può contribuire a mobilitare e collegare tali ingenti risorse per accelerare strategicamente i cicli di innovazione chiave e ridurre i costi, in particolare nei settori e nelle industrie più difficili da de-carbonizzare. La produzione di idrogeno pulito da fonti rinnovabili, ad esempio, costa più del doppio della produzione di idrogeno da combustibili fossili. Per raggiungere un punto di svolta fondamentale sul mercato e iniziare a diventare competitivi sotto il profilo dei costi, è essenziale ridurre il costo dell'idrogeno pulito a 1,6 € al chilogrammo.

Tutti i Paesi si sono impegnati a sviluppare percorsi nazionali di innovazione che descrivano come miglioreranno l'ambizione di pioniere delle tecnologie e/o dei settori dell'energia pulita per raggiungere i loro obiettivi in materia di clima ed energia fino al 2030 attraverso una serie di nuove “missioni” a partire dai sistemi energetici fino all’idrogeno pulito ed alla navigazione green. Ogni missione è guidata da una coalizione di paesi e riunisce governi e settore privato per concentrare gli sforzi di innovazione: tra queste missioni vale la pena segnalare la “Green Powered Future”,  guidato da Cina, Italia e Regno Unito che mira a dimostrare che, entro il 2030, i sistemi energetici in diverse aree geografiche e climi saranno in grado di integrare efficacemente fino al 100% di energia rinnovabile variabile, come l'eolico e il solare, nel loro mix di generazione e mantenere un sistema economico, sicuro e resiliente.

Vale la pena infine ricordare che il 5 giugno è stata la giornata mondiale dell’ambiente.

Oggi abbiamo l’alternarsi di allarmi e speranze che mostrano il chiaroscuro dei momenti di passaggio e le ombre sono costituite dai ritardi, cioè dalle cose che sappiamo di dover fare ma che non facciamo.

E’ anche per questi ritardi che l’orologio climatico segna l’avvicinarsi dell’ora X, quella in cui il conto del debito ambientale diventerà molto pesante. Qualche giorno fa il Climate Clock italiano è stato inaugurato sulla facciata del ministero della Transizione ecologica alla presenza del responsabile del dicastero, Roberto Cingolani. Dice che in 6 anni e sette mesi - secondo gli scienziati del Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change - scadrà il tempo utile per adottare comportamenti e interventi che limitino a 1,5 gradi l’aumento della temperatura media del pianeta. Naturalmente è la previsione attuale, potrà cambiare – in meglio o in peggio – secondo le azioni e le iniziative che verranno prese.