News

Rassegna stampa 13 febbraio

 
 

Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 6/02 - 12/02

Quando, a dicembre 2020, la Commissione europea siglò con la Cina un Accordo quadro sugli investimenti, si ebbe l’impressione che l’UE si fosse dotata di uno strumento adeguato allo sviluppo di una politica commerciale autonoma, meno condizionata dalle posizioni di Washington. Joe Biden doveva ancora prestare giuramento e in Europa le tariffe doganali introdotte da Donald Trump avevano lasciato strascichi politico-economici non da poco. Il Parlamento europeo non si lasciò però convincere e, sottolineando come Pechino si facesse beffe dei diritti umani, non ratificò l’Accordo. Ora, più di un anno dopo, l’Accordo resta ancora lettera morta ed è sempre più probabile che non venga più resuscitato. È questa quanto meno l’analisi del sito Geopolitica.info: (leggi).

 

 

Il completamento del ponte di Pelješac-Sabbioncello ha permesso di garantire la “continuità territoriale” della Croazia, ma ha di fatto ridotto l’importanza strategica del cosiddetto “corridoio di Neum”, una ventina di chilometri di territorio bosniaco che senza ponte doveva essere attraversato per raggiungere Dubrovnik-Ragusa. Può darsi sia stato un gesto “consolatorio” organizzare proprio a Neum gli incontri tra le forze politiche delle entità della Bosnia-Erzegovina, durante i quali dovrebbe venir definita una nuova legge elettorale, visto che quella in vigore è giudicata incostituzionale fin dal 2009. Ma, come segnala l’analisi pubblicata su MicroMega, non sembra che qualche soluzione sia in vista: (leggi).

 

 

 

Chissà se in Polonia hanno mai sentito parlare dei “carri armati di Mussolini”, quelli che alle parate venivano fatti sfilare più volte di seguito per dare l’impressione che l’Italia fascista disponesse di un numero ingente di mezzi corazzati. Anche gli attuali governanti polacchi vorrebbero disporre di un esercito grande e potente e a tal fine non esitano a destinare al potenziamento delle forze armate ingenti fondi del bilancio statale. Ma il loro sforzo rischia di essere inficiato non tanto dalla scarsità di armamenti, bensì dalla crisi demografica che renderà verosimilmente impossibile reclutare il necessario personale militare. Si sofferma su questi aspetti BalkanInsight.com, che oltrepassa per una volta i confini della regione sulla quale punta di solito i propri riflettori: (leggi).

 

 

Durante la memorabile riunione del Consiglio europeo del 28 ottobre 1990 che decise l’adozione di una moneta comune, l’opposizione di Margaret Thatcher fu durissima. Il Regno Unito votò contro, mentre gli altri 11 Stati membri sostennero la decisione. Per alcuni di essi la scelta fu tattica: votarono a favore dell’euro per indebolire la “lady di ferro” (che un mese dopo si sarebbe dimessa), convinti che in realtà la moneta unica sarebbe rimasta una chimera. La storia prese invece un’altra piega. Chissà che non succeda così anche con le proposte che stanno progressivamente emergendo dalla Conferenza sul futuro dell’Europa, da molti sottovalutate, ma forse capaci di mettere radici. Fa il punto sulla situazione il sito del Centro studi sul federalismo: (leggi).

 

Quello di “balcanizzazione” è un concetto entrato ormai nel vocabolario quotidiano, capace di evocare immediatamente l’idea di caos, disordine, instabilità. Purtroppo situazioni di questo tipo non si riscontrano solo nei Balcani. Nel Caucaso, ad esempio, dopo la fine dell’immobilismo imposto nei sessant’anni di controllo sovietico, i conflitti interni ed esterni sono diventati una caratteristica praticamente permanente. E come succede nei Balcani, anche nel Caucaso le diatribe tra paesi ed etnie facilitano l’ingerenza e le mire egemoniche di potenze straniere. Un’idea del groviglio attuale, aggravato dall’ultima guerra tra Armenia e Azerbaijan, è fornita dall’articolo pubblicato su Italianinews.com: (leggi). Aggiungiamo una piccola annotazione a margine di questa segnalazione. Praticamente sempre, i conflitti etnici hanno tra le loro cause o i loro effetti dispute di natura religiosa. Nella contrapposizione armeno-azera appare non solo il contrasto tra cristiani e musulmani, ma anche quello tra la chiesa armena e quella che continua a definirsi “chiesa albana”. Il tutto traspare da un lungo comunicato dell’Ambasciata dell’Azerbaijan in Italia, ampiamente ripreso dal Giornale Diplomatico: (leggi)

 

Non è un bel periodo per il Primo ministro britannico. Le notizie sulle feste e festini organizzati al 10 di Downing Street proprio quando il Governo aveva imposto misure severissime per il contenimento della pandemia hanno scatenato l’opposizione laburista e indignato anche molti esponenti conservatori. Ma tutto sommato a Boris Johnson non spiace che l’attenzione si focalizzi su aspetti quasi folkloristici legati in qualche modo al Covid: con l’annuncio dell’abolizione di tutte le misure restrittive pensa probabilmente di aver depotenziato lo scandalo. Meno facile sarà forse che passino inosservate le difficoltà incontrate dalle aziende del Regno Unito per gestire importazioni ed esportazioni, gravate da crescenti pastoie burocratiche conseguenza della Brexit. Come segnala un articolo della BBC, gli scambi commerciali con l’UE non sono ancora tornati ai livelli di due anni fa: e la colpa non è del Covid: (leggi).