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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 14/05 - 20/05

Quest’anno, il 9 maggio l’attenzione dei media e di molti cittadini era focalizzata sulla Piazza Rossa di Mosca, dove le celebrazioni per la vittoria nella “Grande guerra patriotica” e il tradizionale discorso del Presidente Putin assumevano una valenza tutta particolare nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina. È stata così persa un po’ di vista la contemporanea ricorrenza della Giornata dell’Europa. Non sono certo mancate le dichiarazioni formali di Capi di Stato e di Governo e di numerosi esponenti politici, ma nell’ascoltarle si percepiva in genere un atteggiamento difensivo, privo di visione per il futuro. Vale allora la pena leggere il lucido commento di Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia, pubblicato su Linkiesta proprio il 9 maggio scorso: (leggi)
 

 

Il secolare pragmatismo svizzero, alla base anche dell’inamovibile neutralità della Confederazione, è stato in un certo senso ribadito anche dal risultato del recente referendum con il quale è stato chiesto ai cittadini se volessero ancora finanziare Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Il risultato è stato netto: pur non essendo parte dell’UE, la Svizzera vuole continuare ad appartenere allo spazio Schengen ed è quindi pronta a sostenere l’Agenzia deputata a sorvegliarne le frontiere esterne. Va segnalato che pochi mesi fa Frontex è stata al centro di uno scandalo che era costato il posto al suo direttore, il francese Fabrice Leggeri (per i dettagli leggi qui). Ciò non ha evidentemente demotivato gli elettori svizzeri, come scrive (in italiano) Swissinfo.chleggi.

 

Quando fu fondata trenta anni fa, la Collective Security Treaty Organization fu presentata come una mini-Nato destinata a riunire in un patto di mutua difesa la Russia e le Repubbliche indipendenti sorte sulle ceneri dell’URSS. Oggi la CSTO conta soli sei membri (Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan) e non sembra svolgere alcun ruolo di rilievo. Ciò nonostante, Putin ha voluto convocare a Mosca un vertice dei Capi di Stato dell’Organizzazione, per discutere anche della situazione in Ucraina. L’obiettivo principale era tuttavia quello di incentivare la collaborazione per trovar modo di palliare ai danni provocati dalle sanzioni occidentali all’economia russa e per coordinare la produzione di componenti per l’esercito di Mosca. Anche questo è evidentemente un segnale delle difficoltà che incontra lo sforzo bellico. Un’analisi è apparsa sul sito del Pontificio Istituto Missioni Estereleggi.

 

Forte dell’indiscusso successo elettorale, Victor Orbán appena nominato per la quinta volta Primo ministro dell’Ungheria ha subito ribadito le sue posizioni più intransigenti e conflittuali nei confronti dell’Unione europea. Anche se di recente la sua posizione conciliante nei confronti di Putin gli ha fatto perdere molte simpatie tra i dirigenti degli altri paesi del gruppo di Visegrad, il potere di veto di cui dispone (come tutti gli Stati membri) in sede di Consiglio europeo rassicura evidentemente il leader ungherese. Nondimeno, qualche preoccupazione relativa all’ottenimento dei miliardi messi a disposizione dal Recovery Fund deve averla anche Orbán, se ha nominato Ministro per lo Sviluppo regionale e l’Utilizzazione dei Fondi europei l’ex Commissario europeo Tibor Navracsics, al quale gli agganci a Bruxelles certo non mancano. Una panoramica della composizione del nuovo dicastero Orbán è disponibile su BalkanInsight.com: leggi.

 

La figura del Commissario europeo tende ad essere circondata da un’aura di grigiore: si tratta spesso di politici nazionali “ricompensati” con un incarico prestigioso a Bruxelles, visto che per vari motivi è difficile “piazzare” in patria (promoveatur ut amoveatur). Ci sono state e ci sono validissime eccezioni (basti citare Mario Monti), ma il preconcetto è duro a morire. Eppure, il ruolo di Commissario si accompagna al conferimento di competenze tangibili, in particolare in termini di iniziativa legislativa. Un Commissario acquisisce molto presto conoscenze assai dettagliate dei meccanismi che regolano il suo settore di pertinenza, sia a livello nazionale che comunitario, e la tentazione di far fruttare tali conoscenze a livello privato è forte. Citando casi anche recenti di “porte girevoli”, l’Ombudsman europeo ha criticato la Commissione proprio per l’accondiscendenza con cui tollera il passaggio di suoi alti funzionari (e Commissari) al settore privato. Ne parla un articolo pubblicato da Politico.euleggi.

 

Il Libano costituisce un “caso di scuola” di come le divisioni e la violenza settaria all’interno di un paese possano distruggere in breve tempo una storia di convivenza civile e di prosperità economica. Con l’occasione delle recenti elezioni legislative, molti giornali italiani hanno dato spazio alla situazione libanese, segnalando in particolare la flessione elettorale di Hezbollah, che consente di sperare in un prossimo cambiamento. Scettico su tale ipotesi di cambiamento sembra essere invece il vicino di casa del Libano, con il quale da anni si confronta militarmente: Israele. L’analisi del voto proposta dal quotidiano progressista israeliano Haaretz non nasconde le difficoltà cui il Libano è ancora confrontato, anche se una piccola schiera di candidati indipendenti è riuscita a farsi eleggere: leggi.