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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 10/04 - 16/04

 

La linea seguita da Mario Draghi fin dall’inizio della guerra mossa dalla Russia all’Ucraina è stata improntata al sostegno indiscusso delle posizioni assunte a livello europeo. Questo, in patria, lo ha anche esposto a critiche da parte di chi avrebbe auspicato un ruolo di maggiore protagonismo per l’Italia. Evidentemente, una vita da banchiere centrale gli ha insegnato a privilegiare il basso profilo, che non significa tuttavia disimpegno. Secondo un’interessante ricostruzione del Financial Times, proprio Draghi, assieme al Segretario al Tesoro statunitense Yellen, è stato l’artefice dell’impianto sanzionatorio deciso dai paesi occidentali contro la Russia: (leggi). Ne ha riferito in italiano (titolando sulla “mandrakata” di Draghi) il sito Start Magazine (leggi), che ha ripreso un articolo di Tino Oldani per Italia Oggi.
 

 

Uno dei momenti più significativi della visita di Ursula von der Leyen a Kiev è stato naturalmente quello della consegna al Presidente Zelensky del cosiddetto “questionario”, l’elenco di domande sul quadro normativo e giuridico domestico che la Commissione europea rivolge ad ogni paese che si candidi all’adesione. La valutazione delle risposte determina l’avvio o meno dei negoziati. Va da sé che la consegna del questionario ad un paese in guerra ha valenza più che altro simbolica, ma questo aspetto è sovente trascurato dai commentatori che tendono a presentare l’entrata dell’Ucraina nell’UE come cosa fatta. Al di là di considerazioni politiche, la complessità del percorso è illustrata – con pragmatismo tedesco – su un sito del Land Baden-Württemberg: leggi. Una traduzione in italiano è disponibile qui.
 

 

Bambini ed adulti che abbiano visto anche una sola volta Fantasia, il film di animazione di Walt Disney, ricordano certamente le disavventure di Topolino, apprendista stregone che si muove sulle note di Paul Dukas. Se nel film Topolino è un principiante presuntuoso e pasticcione, bisogna riconoscere che nella vita reale ci sono apprendisti stregoni anche tra coloro che non possono proprio essere annoverati tra i principianti. Si pensi al Presidente serbo Aleksandar Vučić, in politica da decenni, che dopo aver strizzato l’occhio all’estrema destra ed averne favorito la crescita (e l’impunità) sembra ora cominciare a paventarne la forza, come racconta il giornalista serbo-bosniaco Aleksandar Trifunović sul sito dell’Osservatorio Balcani-Caucasoleggi.

 

Il fatto stesso che fino al giorno prima dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe moltissime persone (statisti, politici, diplomatici, esperti vari e semplici cittadini) fossero convinte che l’invasione stessa non potesse aver luogo, evidenzia quanto difficile sia “capire” veramente questa guerra. Quando Vladimir Putin ne parla sembra che le sue parole si pongano su un piano dialettico alieno al pensiero comune, su un piano “incomprensibile” ai più. Ma è dovere di tutti cercare di capire, perché la comprensione di questo conflitto potrà forse aiutare ad evitarne altri in futuro. Uno sforzo di comprensione è quello proposto in un interessante articolo di Livio Zanotti apparso sul sito di Articolo 21leggi.

 

Il vecchio adagio del can che abbaia ma non morde è spesso associabile alle dichiarazioni di molti politici che cercano visibilità ed attenzione ma non dispongono dei mezzi per conseguire i loro obiettivi. È in parte il caso di Victor Orban, l’appena rieletto Presidente ungherese, che continua la sua battaglia ostinata contro le Istituzioni europee, minacciando prese di posizione autonome e pro russe anche in questo preciso momento storico. Si è detto disposto, ad esempio, ad ottemperare alla richiesta di Vladimir Putin di pagare le forniture di gas in rubli. Con toni meno roboanti, ci ha pensato il suo Ministro degli esteri a precisare che i pagamenti continueranno ad essere in euro, come nel caso di tutti gli Stati membri. Riferisce in merito un breve articolo pubblicato sul portale Ungheria Newsleggi.

 

Il dibattito sull’eticità e l’utilità di fornire armi all’Ucraina affinché si difenda combattendo contro l’invasione russa sta ricevendo, sui giornali ed in televisione, un’attenzione crescente che supera a volte anche gli spazi della pura cronaca di guerra. Meno mediatico è invece l’aspetto relativo alle sanzioni applicate da ciascuno partner occidentali nei confronti della Federazione russa. Vale invece la pena soffermarsi su questo aspetto. Le sanzioni applicate dagli Stati Uniti e dall’Unione europea non sono le stesse, e gli Stati Uniti in particolare hanno una visione assai “Washington-centrica” dell’uso di questo strumento. È molto interessante il contenzioso giuridico apertosi relativamente alle sanzioni all’Iran e al loro carattere extraterritoriale, di cui parla Dick Roche, ex ministro irlandese per gli affari europei, su Euractiv.itleggi. Chi fosse interessato alla sentenza della Corte di Giustizia menzionata nell’articolo, ne può trovare il testo integrale in italiano qui.