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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 27/03 - 02/04

Da quando ha lanciato il grande progetto di una “nuova via della seta”, la Cina ha puntato a rafforzare la propria influenza nei Balcani occidentali con una molteplicità di interventi sia nella sfera politica che in quella economica: dalle infrastrutture all'energia, dalla cultura all'istruzione e ai media. L'Unione Europea, ancorata al farraginoso processo di preparazione all’adesione dei sei paesi della regione, non ha probabilmente colto la natura e pericolosità delle iniziative cinesi. L’European Council on Foreign Relations ha commissionato uno studio (leggi) sulla presenza cinese nei Balcani, i cui risultati sono brevemente riassunti in italiano sul sito Formiche.net: (leggi)

 

Che il conflitto in Ucraina sia destinato a segnare uno spartiacque nella storia contemporanea è ormai evidente. Uno dei cambiamenti più eclatanti già provocati è la decisione tedesca di avviare un immediato riarmo: decisione presa da un Governo a guida socialdemocratica e con un Ministero degli Esteri “verde”. Soprattutto per il partito elogista (e tradizionalmente pacifista) la svolta deve essere stata particolarmente sofferta ed è interessante notare come una storica aderente al movimento ed attuale sottosegretario all’economia e al clima (Franziska Brantner) cerchi di fondere il nuovo approccio strategico con un maggiore coinvolgimento europeo. Ne ha scritto su Die Zeit del 10 marzo scorso: (leggi). Una traduzione in italiano dell’articolo è disponibile qui.
 

 

Ogni separazione da persone, luoghi, comuni appartenenze determina momenti fortemente emotivi. Il tempo inevitabilmente stempera l’emozione e torna di solito a prevalere il raziocinio. Sta apparentemente succedendo la stessa cosa anche con riguardo alla Brexit. Concertati sull’epidemia prima e sulla guerra poi, i media italiani e continentali in genere hanno ormai smesso di occuparsi delle conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’UE. L’argomento non è tuttavia uscito dagli schermi delle Istituzioni europee, che giustamente vigilano sulla corretta applicazione degli accordi conclusi prima della separazione. Un passo importante è stato fatto recentemente, con il primo ricorso all’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO) contro pratiche britanniche giudicate discriminatorie. Ne riferisce Euractiv.it: (leggi)

 

Sembra paradossale ma, a poco più di un’ora di volo dalle regioni ucraine in cui più feroci sono i combattimenti, un distaccamento di circa 2000 soldati russi sta svolgendo una missione di mantenimento della pace. Il luogo è il Nagorno-Karabakh, territorio conteso da Armenia e Azerbaijan e causa di ripetute guerre tra i due paesi. Dopo l’ultimo conflitto del 2020, anche grazie alla mediazione di Mosca e all’impiego dei suoi peacekeepers, la situazione si è mantenuta relativamente calma. Ma con la Russia in difficoltà in Ucraina e le nuove dinamiche geopolitiche in tutta la regione, la calma sembra finita, come spiega il bel articolo pubblicato sul sito dell’Osservatorio Balcani Caucaso: (leggi)

 

Nel momento in cui tutti i paesi occidentali (Italia e Germania in primis) cercano in tutti i modi di reperire nuove fonti di approvvigionamento energetico per poter fare a meno del gas russo, grande è il rammarico delle cancellerie per la caotica situazione ancora prevalente in Libia. La presenza di due governi in competizione, il rinvio delle elezioni previste per il dicembre scorso e la conflittualità tra le innumerevoli fazioni presenti sul territorio non offrono grandi prospettive di una rapida stabilizzazione del paese, che garantisca un flusso di petrolio e gas tale da soddisfare i partner occidentali. La complessità del quadro interno è ben riassunta dall’articolo pubblicato su Strumentipolitici.it:(leggi) Si segnala al lettore che non ne fosse informato, che Strumentipolitici.it è diretto da Marco Fontana, politico piemontese di Forza Italia per otto anni corrispondente per l'Italia dell’Agenzia Stampa Russa Sputnik e prima ancora della Voce della Russia.

 

Ogni volta che un paese dei Balcani pubblica i risultati del censimento nazionale, il dato che colpisce particolarmente è quello del calo demografico. Questa tendenza, che sta assumendo proporzioni molto preoccupanti, è comune a tutta la macro-regione e concerne ugualmente i paesi membri dell’Unione europea e quelli dei Balcani occidentali in attesa di aderirvi. L’ultima conferma viene dalla pubblicazione dei dati del censimento organizzato in Macedonia del Nord nel settembre 2021. In vent’anni la popolazione si è ridotta globalmente di quasi il 10%, con un aspetto importante: la contrazione ha interessato solo la componente slavo-macedone. Il numero di albanesi è invece rimasto stabile, con la conseguenza che la sua consistenza proporzionale è nettamente aumentata, passando da un quarto ad un terzo del totale. Un’analisi completa dei dati è disponibile sul sito di BalkanInsight: (leggi)