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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 29/01 - 05/02

Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 29/01 - 05/02
 

È da inizio Novecento che Parigi e Londra sono unite dall’“entente cordiale”, un accordo con il quale si stabilirono le reciproche zone d’influenza nel mondo (e soprattutto in Africa) di quelle che all’epoca erano le principali potenze coloniali. Le vicende geopolitiche degli anni e dei decenni che seguirono fecero perdere al patto la sua valenza iniziale, ma esso rimase nelle memorie e vien ancora menzionato, essenzialmente per quell’aggettivo “cordiale” che sottolinea i buoni rapporti tra i due paesi. La Brexit e certi atteggiamenti del Primo Ministro britannico Boris Johnson rischiano di intaccare tale “cordialità” e il Presidente francese non ha atteso molto per segnalare i pericoli di un ulteriore isolamento del Regno unito, come riferito dal sito “EastWest.eu”: (leggi). (Dal testo si può accedere direttamente all’articolo del Guardian che pubblica un’intervista sul tema ad Emmanuel Macron).

 

 

Preoccupati dalla pandemia, perplessi per le vicende politiche italiane, incerti circa il nostro e l’altrui futuro, abbiamo tendenza a concentrare l’attenzione sul nostro “particulare” e a sorvolare su quanto avviene lontano da noi. Un breve articolo apparso sul sito di “Articolo 21” ci induce invece ad ampliare il nostro sguardo e a rifocalizzarlo sul mondo: (leggi)

 

Quanto a crisi politiche, Israele non ha nulla da invidiare all’Italia: a fine marzo i cittadini di quel paese saranno infatti chiamati nuovamente alle urne per rinnovare il Parlamento: quarta tornata elettorale nell’arco di due anni. Il sistema elettorale proporzionale favorirà anche questa volta una grande frammentazione delle forze politiche. Una novità potenzialmente importante sembra tuttavia emergere: un partito arabo-ebraico che affronta di petto l’essenza stessa dello Stato. L’analisi è proposta dal “Cespi”: (leggi)

 

 

Il “Center for Middle Eastern Studies” è un centro studi che, sebbene si definisca indipendente, è molto vicino al governo turco. Creato una decina di anni fa, segue le vicende del Medio oriente e del Nordafrica con particolare attenzione alle posizioni di Ankara. Sebbene sulla sua obiettività si possa nutrire più di qualche dubbio, resta una fonte che vale la pena consultare per cercare di capire come si muova la diplomazia di Erdoğan. Ne è un esempio l’articolo dedicato recentemente alla politica estera francese nel Mediterraneo: (leggi)

 

Se da un lato le posizioni sovraniste causano un isolamento dell’Ungheria sul piano politico internazionale, il paese danubiano – forte anche dei generosi sussidi europei – continua a sviluppare la propria politica economica dentro e fuori i confini nazionali, come attesta anche l’insediamento nel porto di Trieste. E a tale insediamento dà naturalmente grande importanza il portale in lingua italiana “Ungheria News”, che non esita a parlare di un “Porto ungherese a Trieste”: (leggi

 

Gianni Rodari, di cui nel 2020 ricorreva il centenario della nascita, è stato per tutta la vita (e fino alla morte nel 1980) un militante del Partito comunista italiano. A differenza di altri scrittori contemporanei (Vittorini, Calvino…) non ha mai preso le distanze dal partito, né dall’Unione sovietica, pur seguendo un percorso intellettuale autonomo. In URSS Rodari era popolarissimo e i suoi testi sono stati tradotti in molte delle lingue delle Repubbliche sovietiche. Anna Roberti, scrittrice e traduttrice dal russo, ha pubblicato un libro dedicato proprio al successo di Gianni Rodari in Unione sovietica, che “EastJournal” ha recentemente recensito: (leggi). A questa segnalazione se ne può tuttavia abbinare un’altra. Se la Mosca di Krushov e Breznev guardava con simpatia ai personaggi di Rodari, così non sembra essere per la Mosca di Putin, come risulta da questo dispaccio dell’Ansa di un paio d’anni fa: (leggi