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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 9/01 - 15/01


 

Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 9/01 - 15/01

 

La Croazia, entrata nell’UE a metà 2013, è riuscita in questi anni a raggiungere un buon grado di integrazione nell’Unione, tanto da essere prossima all’adozione dell’euro e all’ingresso nell’area Schengen. Si tratta di risultati significativi se solo si pensa alle difficoltà che ancora incontrano Bulgaria e Romania, che pure hanno aderito all’UE nel 2007. Nondimeno, nell’anno appena iniziato le sfide che il paese dovrà affrontare sono numerose e severe. Ne elenca diverse il portale BalkanInsight, sottolineando le difficoltà che il Primo ministro Andrej Plenković incontrerà per farvi fronte: (leggi).

 

 

Una segnalazione della rassegna stampa della settimana scorsa concerneva il programma della presidenza semestrale del Consiglio dell’UE, in capo alla Francia dal 1° gennaio. Uno degli obiettivi di tale programma è la promozione di “un’Europa più forte e capace di agire in materia di sicurezza e di difesa”. “Vaste programme” avrebbe commentato il generale De Gaulle, considerando la frammentarietà delle posizioni dei 27 Stati membri in materia di politica estera ed in particolare di rapporti con la Russia. La conseguenza è il rischio di vedere l’Europa esclusa da negoziati al vertice nei quali si discute anche del suo destino, come segnala un bel articolo di Internazionale: (leggi)

 

L’appoggio turco è stato determinante per la rapida vittoria azera nella guerra con l’Armenia per il Nagorno Karabakh del 2020. Ma l’inimicizia tra Turchia e Armenia ha radici storiche profonde e i rapporti ufficiali tra i due paesi sono inesistenti. Desta quindi una certa sorpresa la notizia di un improvviso avvio di contatti tra “rappresentanti speciali” di Erevan ed Ankara e della decisione armena di rimuovere l’embargo commerciale sui prodotti turchi. Evidentemente gli interessi economici a volte piegano anche la retorica del nazionalismo. Riferisce in merito a questo piccolo disgelo turco-armeno Sicurezza Internazionale: (leggi)

 

Se la stampa e gli altri mezzi di comunicazione ancora parlano di Balcani, il “merito” va quasi esclusivamente ascritto alla Bosnia Erzegovina. Perennemente sull’orlo del disfacimento, agitata da forze centrifughe apparentemente inarrestabili, il paese sembra essere tenuto assieme solo dall’effimero collante rappresentato dall’accordo di Dayton che 25 anni fa ha messo fine alla guerra civile. Le ultime uscite del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik non farebbero che confermare questo scenario catastrofico. Ma mentre in molte città europee si manifesta per la pace e la sicurezza del paese, tra i bosniaci c’è anche chi pensa che nessuna catarsi sia imminente e traccia un quadro molto diverso dalla narrazione corrente. Ne è evidenza l’articolo apparso sul sito dell’Osservatorio Balcani-Caucaso: (leggi)

 

Il diavolo è nei dettagli, dice l’adagio. E così sembra essere anche nel caso della Brexit. Se infatti l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea non ha provocato gravi crisi strutturali né da una parte, né dall’altra, l’applicazione dell’accordo di separazione sta producendo una lunga lista di “danni collaterali” che, almeno per il momento, sembrano colpire soprattutto le aziende britanniche. Ultimo caso di cui si è avuta notizia è lo svantaggio concorrenziale cui si trovano confrontati gli imprenditori d’oltremanica a causa della separazione, decisa da Londra, del sistema inglese per lo scambio delle quote di emissione (ETS) da quello UE, come spiega Euractiv.it (la soluzione potrebbe consistere nell'abbandono del sistema ETS da parte del Regno Unito, ma se poi arrivasse veramente la "carbon tax"?) (leggi)

 

 

 

Secondo l’OCSE, “l’innovazione è la capacità di gestire nuove conoscenze al fine di generare vantaggi competitivi”. Questa definizione è stata probabilmente pensata per il settore privato, ma nulla vieta di applicarla anche al settore pubblico. In materia di trasporti pubblici, Praga sta fornendo un eccellente esempio di come nuove conoscenze possano portare ad un innovativo sistema di mobilità mediante la messa in servizio di filobus che, dotati di apposite batterie, possono circolare anche senza che l’intero percorso sia attrezzato con una rete aerea. Trieste, che ama considerarsi una città mitteleuropea, potrebbe forse studiare l’esempio della capitale ceca, di cui parla il portale d’informazione in lingua inglese Prague Morning: (leggi)