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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 07/05

La prima segnalazione della rassegna stampa odierna non può che essere una “segnalazione di servizio”, nell’imminenza del 9 maggio, giorno dell’Europa. È un invito a tutti i lettori e amici di Dialoghi europei a scorrere le pagine del sito Europaday (vedi) per scoprire il gran numero di eventi ed attività organizzati per celebrare questa giornata che continua a simboleggiare la fede e la speranza europeiste. In questa medesima prospettiva si pone un’ampia riflessione (in italiano) sullo “stato di avanzamento” del progetto europeo che viene proposta dalla rivista Le Grand Continent, pubblicata da un centro studi geopolitici con sede a Parigi e Bruxelles: leggi.

 

“Aiutiamoli a casa loro” è lo slogan ripetuto ed abusato da tutti coloro che pensano, in buona o in cattiva fede, che il problema migratorio possa essere risolto con qualche spicciolo di carità. Non c’è dubbio che un forte programma di investimenti mirati a favorire lo sviluppo delle economie locali sarebbe auspicabile. Ma appena il tema viene sollevato, c’è chi pensa alla necessità che tali investimenti garantiscano un “ritorno” economico. Tutti i leader europei preferiscono dimenticare che il “ritorno” è già stato incassato fin dai tempi del colonialismo. Quando Giorgia Meloni è stata recentemente ad Addis Abeba ha preferito glissare sul passato coloniale italiano. In un altre circostanze, ma tutto sommato in un contesto analogo, Emmanuel Macron ha reso onore ad un ex-schiavo haitiano che aveva guidato una rivolta antischiavista contro la Francia nel XVIII secolo, ma si è ben guardato dal menzionare le somme enormi che Haiti fu costretto a versare agli schiavisti francesi per “compensarli” della perdita economica indotta dalla fine della schiavitù e che sono quantificate in un articolo del New York Timesleggi. In Italia la notizia è stata ripresa da ilPost.itleggi.

 

Manca un anno giusto alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (Pe). Sarà la decima volta che i cittadini europei eleggeranno con suffragio diretto i loro rappresentanti. Negli ultimi cinquant’anni quella che era la cenerentola delle Istituzioni europee è cresciuta politicamente, facendo progressivamente valere le prerogative che i Trattati le attribuiscono. Basti considerare che, tra l’altro, è il Pe ad eleggere il Presidente della Commissione e ad approvare la composizione della stessa, nonché a svolgere un ruolo decisivo nell’adozione del bilancio dell’Unione. Le grandi manovre di posizionamento delle famiglie politiche europee sono già cominciate, con il grande interrogativo di una possibile convergenza del Partito popolare europeo con la destra dei Conservatori e riformisti europei. Un’analisi delle conseguenze politiche ed istituzionali che possono essere attese dalle elezioni del 2024 è offerta in un articolo pubblicato dalla rivista Il Mulino, corredato di molti utili rimandi: leggi. Per un breve sunto degli aspetti più tecnici delle elezioni europee può essere utile quanto pubblicato da Money.itleggi.

 

Da quando l’aggressione russa all’Ucraina ha smesso di essere un’”operazione speciale” ed è diventata una guerra di trincea e logoramento, storici, analisti politici, studiosi di relazioni internazionali ed altri ricercatori hanno cominciato a focalizzare la loro attenzione (e a scrivere) sulle prospettive dei futuri rapporti tra potenze innescate proprio da questa guerra e possibilmente destinate a realizzarsi dopo la sua conclusione. Il dibattito è estremamente interessante anche se ormai difficile da seguire nella sua interezza, visto il gran numero di interventi e contributi. Paradossalmente, tra gli argomenti maggiormente trattati è praticamente assente il futuro della Russia – attore che ha scatenato l’attuale sconvolgimento geopolitico. Sono invece ampiamente discussi i rapporti tra Pechino e gli Stati Uniti, il ruolo dell’UE e quello di altri grandi paesi quali il Brasile e l’India. Molto interessante è un articolo da poco apparso su MicroMegaleggi. Alcuni spunti di riflessione centrati sull’Unione europea possono essere ricavati anche da un articolo sul sito dell’Istituto Analisi Relazioni Internazionali (IARI), purtroppo penalizzato da una sintassi poco attenta: leggi. Sui rapporti sino-americani, un ampio e dettagliato studio è stato prodotto dalla Stiftung Wissenschaft und Politik e reso disponibile (in inglese e tedesco) sul suo sito: leggi.

 

Nel discorso d’investitura del suo primo mandato presidenziale (1981), François Mitterrand affermò, con l’enfasi e la solennità che gli erano proprie, che con la sua elezione “la maggioranza politica dei francesi (…) si identificava con la maggioranza sociale” (il testo dell’allocuzione è ancora disponibile sul sito dell’Eliseo: leggi). Non potrebbe certo pronunciare parole simili Emmanuel Macron, confrontato da mesi ad un dissenso sociale ormai straripante, di cui i cortei e gli scontri del 1° maggio sono stati solo l’ultima manifestazione in ordine di tempo. Il profondo malessere di una parte significativa della società non è prerogativa solo francese e sembra anzi una caratteristica di molte democrazie occidentali in questo scorcio di XXI secolo. In Francia la legge di riforma delle pensioni ha semplicemente dato la stura ad una nuova esplosione di malcontento. Come segnalava solo qualche settimana fa un articolo di Affarinternazionali.it (leggi) l’”opinione pubblica (…) si sta allontanando dalla sua rappresentanza istituzionale”.  L’assioma di Mitterand è ormai rovesciato. Anche oltreoceano si guarda con attenzione a quanto succede in Francia. Ne è testimonianza l’ampio articolo sul sito della CNNleggi.

 

Abbiamo iniziato questa rassegna stampa con lo sguardo proiettato al 9 maggio, la concludiamo ritornando al recente 1° maggio. Nell’attuale complessa situazione economica, uno dei temi al centro del dibattito in materia di politiche del lavoro riguarda la proposta di introdurre anche in Italia un salario minimo fissato per legge. Di questo hanno parlato molti esponenti sindacali in occasione della Festa del Lavoro, spesso ricordando come il nostro paese sia uno dei pochi in Europa a non aver ancora adottato disposizioni in materia. In realtà, le premesse per un’iniziativa legislativa in questo campo ci sono, sin dall’adozione, lo scorso anno, della Direttiva UE 2022/2041 “relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea”. La direttiva non prevede un obbligo specifico per gli Stati membri di introdurre livelli retributivi minimi, ma persegue l’effettivo accesso dei lavoratori ad un salario minimo, sia esso legale o contrattuale. Il quadro della situazione attuale in Europa è illustrato da un articolo di wired.itleggi. Un’analisi della direttiva 2022/2041 è accessibile sul sito diritto.it (leggi). Molto interessante è anche una ricerca sulle varie proposte in merito al salario minimo attualmente dibattute in Europa, pubblicata sul sito internationaltaxreview.comleggi.