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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 21/09/25

 

La prima conferenza organizzata da Dialoghi europei dopo la pausa estiva ha suscitato tale interesse che purtroppo diverse persone non hanno potuto trovar posto nella sala del Circolo della Stampa dove il prof. Franco Bruni ha affrontato, con l’abituale chiarezza espositiva, il tema della serata, sintetizzato nel titolo/domanda: Verso il declino dell’occidente nei nuovi equilibri mondiali?.

Per chi non è potuto essere presente in sala e per tutti coloro che desiderino riascoltare la conferenza, la registrazione dell’evento è disponibile sul sito di Dialoghi europeiaccedi).

A corollario di quanto detto dal Prof. Bruni in particolare sul vertice di Tianjin della Shangai Cooperation Organization (SCO), si segnala l’interessantissimo articolo pubblicato sul sito di Friends of Europe il 5 settembre scorso, intitolato “L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai si riunisce in Cina: l’Asse del Caos è destinato a durare?”: leggi.

Per completezza di informazione, si segnalano altresì alcuni interventi apparsi su media di ambito russo (Russia Today – leggi), cinese (Global Times – leggi) e indiano (Economic Times – leggi).

Parole chiave: Franco Bruni; Occidente; Shangai Cooperation Organization
 

A rileggere il preambolo (“NOI, POPOLI DELLE NAZIONI UNITE, DECISI a salvare le future generazioni dal flagello della guerra…”) e i primi articoli dello statuto dell’ONU (ad esempio il paragrafo dell’Articolo 2 che recita: “i Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza […] contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”) si percepisce appieno come un’epoca storica, quella iniziata dopo la seconda guerra mondiale, sia definitivamente conclusa (il testo dello statuto è disponibile sul sito dell’Organizzazione – leggi).

Nonostante l’apparente assertività dei “popoli delle nazioni unite” al momento della firma della Carta dell’ONU (26 giugno 1945), le attuali generazioni non sono state salvate “dal flagello della guerra”.
Il Peace Research Institute Oslo (PRIO) ha pubblicato una ricerca che ha esaminato le tendenze evidenziate dai conflitti dal 1946 al 2024. Segnala la ricerca che “nel 2024 sono stati registrati sessantuno conflitti con l’intervento di attori statali in 36 paesi colpiti da violenze, causando quasi 130.000 morti dovute agli scontri armati” (leggi la ricerca, ricca di interessanti tabelle statistiche, sul sito del PRIO).

Parte da considerazioni relative proprio ai conflitti in corso (“È un mondo quello di oggi dove il ricorso all’uso della forza è sempre più frequente a discapito dell’uso del diritto internazionale”) una lucida riflessione dell’ambasciatore Giovanni Castellaneta che lo porta a mettere in guardia l’Unione europea dal suo “balbettare”, ricordando che “il deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti rischia di condannare noi europei ad una posizione di ulteriore debolezza e subalternità” “leggi su formiche.net).

Parole chiave: ONU; Conflitti
 
Poco meno di un anno fa, il cosiddetto “pacchetto allargamento” pubblicato dalla Commissione (una valutazione dello stato di avanzamento del processo di adesione dei paesi candidati), già indicava che “il Montenegro ha soddisfatto i parametri provvisori per i capitoli 23 e 24 sullo Stato di diritto”: leggi su Europa.eu). In base alla nuova metodologia per i negoziati d’adesione adottata nel 2020 (leggi come la illustrava European Western Balkans), tale riconoscimento riveste particolare importanza, in quanto permette di procedere con l’analisi dello stato di preparazione del paese su tutte le tematiche più tecniche. Il giudizio positivo sul capitolo 23 (sistema giudiziario e diritti fondamentali) e 24 (giustizia, libertà e sicurezza) ha così consentito di chiudere, nel giugno scorso, il capitolo 5 sugli appalti pubblici: leggi sul sito del Governo montenegrino.
Di fatto, il Montenegro è diventato il capofila dei paesi candidati (assieme all’Albania) e l’obiettivo di un’adesione nel 2028 vene ora citato da varie fonti (ad esempio dal sito Futuro Europa (leggi).

A favore di Podgorica gioca anche il fatto che una volta entrato nell’UE il Montenegro non dovrebbe frapporre ostacoli politici al futuro ingresso di altri paesi dei Balcani occidentali (le adesioni devono essere approvate all’unanimità da tutti gli Stati membri), anche se non è un caso che la Commissione abbia da sempre favorito una strategia di integrazione dell’intera regione come un unico gruppo (leggi l’interessante analisi pubblicata su Atlantic Council).

Per intanto il Montenegro cerca di sfruttare il momento favorevole, pur confrontato ad un cammino ancora impervio (come ha scritto The New Union Post – leggi) e allo spettro di una diffusa corruzione che continua ad aleggiare: Balkan Insight ha scritto delle recenti sanzioni statunitensi all’ex sindaco di Budva Milo Božović e all’ex Presidente della Corte suprema Vesna Medenica (leggi).
 
Parole chiave: Montenegro; Allargamento; Negoziati
 
È fatta risalire a Pericle la prima introduzione (432 a.C.) di “sanzioni” nei confronti di una città rivale: il decreto di Megara da lui voluto “sanzionò gli abitanti e i commercianti megaresi, escludendoli dal mercato dell’«impero» ateniese” (leggi su Storica di National Geographic).

L’intento era quello di colpire un avversario con misure economiche invece che con azioni militari, ma l’approccio funzionò solo parzialmente: Megara si alleò a Sparta e un anno dopo (431 a.C.) scoppiò la seconda guerra del Peloponneso (ibidem). C’è da sperare che la storia non si ripeta guardando al proliferare di sanzioni e contro-sanzioni applicate nel mondo attuale (vedi quelle dell’ONU qui, degli Stati Uniti qui e dell’UE qui).

Per quanto riguarda l’Unione europea e l’aggressione russa all’Ucraina, un primo pacchetto di sanzioni è stato adottato subito dopo l’invasione della Crimea (con il regolamento 269/2014 del Consiglio del 17 marzo 2014 “concernente misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina” – leggi su EURLex), seguito poi da molti altri: la cronologia degli interventi sanzionatori è sul sito del Consiglio – leggi.

L’efficacia delle sanzioni è sempre stata oggetto di dubbi e critiche: un’analisi centrata sul settore energetico dell’Economics Observatory (leggi) ha messo ad esempio in luce le molte contraddizioni (e i sotterfugi) nella gestione delle misure. Nondimeno, una valutazione di Transparency International del febbraio scorso indicava che “l’impatto delle sanzioni sull’economia bellica della Russia è stato significativo, con, tra le altre cose, il congelamento di 210 miliardi di euro di riserve della Banca Centrale russa” (leggi).

Chi volesse approfondire l’incidenza del moltiplicarsi del ricorso a sanzioni sulle relazioni internazionali (e soprattutto sul sistema finanziario globale) troverà molti spunti e considerazioni interessanti nella corposa ricerca (leggi) pubblicata dall’Istituto Affari Internazionali – IAI.
 
Parole chiave: Sanzioni; UE; Russia
 
 
 

Primo ministro di un piccolo paese centroeuropeo (5,5 milioni di abitanti, più o meno la cinquantesima economia mondiale – leggi sul World Factbook della CIA e vedi le statistiche del FMI), Robert Fico non godrebbe dell’interesse mediatico di cui è invece oggetto se non fosse per le sue posizioni filo-putiniane ed antioccidentali.

Non è certo sfuggita la sua presenza all’incontro della Shangai Cooperation Orgnisation a Tianjin e alle celebrazioni della fine della Seconda Guerra Mondiale a Pechino, né gli incontri bilaterali avuti con Vladimir Putin (leggi su L’Espresso) e Xi Jinping (leggi sul sito di China Radio International).

Tuttavia, più che frutto di una ferma adesione ideologica alle politiche perseguite da Russia e Cina (e da nuovi attori quali l’India), sembra che il premier slovacco cerchi di sfruttare abilmente le opportunità che gli si offrono, nella consapevolezza di avere comunque le “spalle coperte” grazie all’adesione a NATO e UE: suggerisce questa interpretazione un articolo non certo critico nei confronti di Fico apparso su Geopolitica.info – leggi.

D’altra parte, la realtà dell’economia slovacca sta richiedendo che il governo di Bratislava si concentri rapidamente sulla situazione interna: il disavanzo di bilancio sta aumentando (leggi quanto riferito dall’Agenzia ICE), tagli alla spesa pubblica sono già stati annunciati (leggi su Bloomberg) e manifestazioni di piazza contestano tanto le politica estera quanto quella economica (leggi quanto ha scritto l’Associated Press).

Parole chiave: Slovacchia; Robert Fico; Economia