A rileggere il preambolo (“NOI, POPOLI DELLE NAZIONI UNITE, DECISI a salvare le future generazioni dal flagello della guerra…”) e i primi articoli dello statuto dell’ONU (ad esempio il paragrafo dell’Articolo 2 che recita: “i Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza […] contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”) si percepisce appieno come un’epoca storica, quella iniziata dopo la seconda guerra mondiale, sia definitivamente conclusa (il testo dello statuto è disponibile sul sito dell’Organizzazione – leggi).
Nonostante l’apparente assertività dei “popoli delle nazioni unite” al momento della firma della Carta dell’ONU (26 giugno 1945), le attuali generazioni non sono state salvate “dal flagello della guerra”.
Il Peace Research Institute Oslo (PRIO) ha pubblicato una ricerca che ha esaminato le tendenze evidenziate dai conflitti dal 1946 al 2024. Segnala la ricerca che “nel 2024 sono stati registrati sessantuno conflitti con l’intervento di attori statali in 36 paesi colpiti da violenze, causando quasi 130.000 morti dovute agli scontri armati” (leggi la ricerca, ricca di interessanti tabelle statistiche, sul sito del PRIO).
Parte da considerazioni relative proprio ai conflitti in corso (“È un mondo quello di oggi dove il ricorso all’uso della forza è sempre più frequente a discapito dell’uso del diritto internazionale”) una lucida riflessione dell’ambasciatore Giovanni Castellaneta che lo porta a mettere in guardia l’Unione europea dal suo “balbettare”, ricordando che “il deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti rischia di condannare noi europei ad una posizione di ulteriore debolezza e subalternità” “leggi su formiche.net).
Parole chiave: ONU; Conflitti |
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