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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 14/01

iprende anche l'attività in presenza di Dialoghi Europei con la conferenza di lunedì 22 gennaio, presso la Camera di Commercio della Venezia Giulia, a Trieste, qui di seguito il vostro invito  (scarica)
 

Con lungimiranza che – visto il ruolo – potremmo definire quasi profetica, nell’agosto del 2014 papa Francesco lanciò quella che parve una provocazione affermando che si era “entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti”. (Ne scrisse diffusamente Repubblicaleggi.) Quasi dieci anni dopo, Francesco ha ribadito tale concetto parlando ad un gruppo di ambasciatori (come riferito da RAINewsleggi). Era il marzo del 2023 e l’affermazione del papa si attagliava essenzialmente alla guerra in Ucraina e ad una serie di conflitti a carattere più o meno regionale. Non si immaginavano ancora gli scontri armati tra Azerbaijan ed Armenia di settembre né, soprattutto, il pogrom di Hamas e i bombardamenti su Gaza dell’ultimo trimestre dell’anno. Non si immaginava nemmeno il colpo di stato in Niger, che avrebbe segnato una svolta (forse non ancora completamente compresa) nei rapporti tra l’Africa francofona e l’ex potenza coloniale. La notizia del golpe fu riportata in questo modo da Africa-Expressleggi. Che il colpo di stato dei militari nigerini abbia assunto un carattere diverso da molti episodi simili è testimoniato dalle tante analisi dedicate alle conseguenze in termini di nuovi equilibri continentali, con il forte riposizionamento della Russia e la marginalizzazione della Francia (e quindi dell’UE). Ne scriveva già ad agosto Geopolitica.info (leggi). Sulle responsabilità francesi si è invece soffermata recentemente una giovane ricercatrice africana sul sito Esthinktankleggi.

 

Il tema è già dibattuto da tempo, ma in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo diventerà ineludibile per ogni candidato e per ogni forza politica dei 27 Stati membri: come accogliere nuovi paesi nell’Unione senza portare allo stallo il funzionamento delle Istituzioni europee? La risposta più spesso evocata consiste nel perorare l’avvio della riforma dei Trattati, ben sapendo che il processo sarebbe – letteralmente – annoso. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e tutti i leader europei sono ben consapevoli di questa situazione; tuttavia, l’approccio per il momento preconizzano è proprio questo, come suggerisce un articolo di EUNewsleggi. La complessità del compito è ben illustrata dall’articolata analisi proposta dal European Policy Centre a fine ottobre 2023: leggi. Lanciarsi nella revisione dei Trattati tenendo nel contempo in “sala d’attesa” i molti paesi cui è stata offerta la prospettiva di adesione sarebbe tuttavia un segno di “inadeguatezza” dell’UE, come traspare da un altro articolo di EUNewsleggi. Assume pertanto rinnovata forza la proposta franco-tedesca dell’autunno scorso (commentata da European Western Balkansleggi) di un’Unione a “cerchi concentrici”, che faciliterebbe un accesso graduale degli aspiranti membri. Sebbene la proposta non lo menzioni, l’adesione per tappe offrirebbe il tempo necessario per la stesura di un nuovo Trattato che sarebbe contemporaneamente di adesione dei nuovi Stati membri e di riforma delle Istituzioni.

 

Il 30 dicembre scorso i vertici delle principali Istituzioni europee hanno firmato una nota congiunta per celebrare il venticinquesimo anniversario dell’adozione dell’euro, pubblicata sul sito del Consiglio (leggi) e ripresa da molti organi di stampa. Il tono è a momenti apologetico (“i primi 25 anni dell'euro ci hanno dimostrato la possibilità di realizzare un sogno”), ma non manca di cenni realistici (“occorrerà … riconoscere che non tutti gli obiettivi possono essere raggiunti nell'immediato”). In effetti, anche se ormai fisicamente in circolazione da 21 anni e secondo solo al dollaro quale strumento per i pagamenti internazionali (come sottolinea il sito ufficiale dell’UE: leggi), l’euro continua ad essere percepito come una realtà fragile, di successo ma potenzialmente minata da qualche problema irrisolto: lo sosteneva un anno orsono la Stiftung Wissenschaft und Politik (leggi in inglese). Molto più virulenti sono le critiche dei detrattori della moneta unica, come il sito conservatore britannico UnHerd (leggi). E se la Croazia ha salutato come un passo storico l’accesso nell’Eurozona il 1° gennaio 2023 (qui l’annuncio del Governo), il sentimento è tutt’altro in Repubblica ceca, paese che non sembra per niente entusiasta della prospettiva dell’adozione della moneta unica, come riferisce Euractivleggi.

 

Se è bene evitare di attribuire significati profondi a semplici coincidenze, può non di meno essere utile prendere spunto da queste ultime per analizzare i fenomeni che ne sono all’origine, anche a rischio di contaminare il sacro con il profano. Nello stesso anno 1994 (giusti trent’anni fa quindi) Giorgio Gaber pubblicò “Destra-Sinistra” (disponibile su YouTube per chi volesse riascoltarla), mentre per Donzelli usciva il saggio, dal titolo quasi coincidente, “Destra e sinistra” di Norberto Bobbio. Poiché il 26 gennaio di quel medesimo 1994 “scese in campo” Berlusconi scompaginando gli assetti politici periclitanti dopo gli anni di Mani pulite, sembra lecito dedurre da tutte queste coincidenze che proprio allora nel Paese cominciò a farsi sempre meno evidente la distinzione tra cosa sia destra e cosa sinistra. La risposta offerta da Bobbio, sinteticamente riconducibile alla dicotomia destra/diseguaglianza e sinistra/uguaglianza (una riflessione in merito fu proposta dieci anni fa su Reset.itleggi), è, nella sua essenzialità, inattaccabile. Lascia tuttavia aperto il problema – alla base della crisi dei partiti politici iniziata in quegli anni – di chi rappresentasse tali ideali contrapposti. In molti paesi da anni nuove forze politiche tentano di convincere l’elettorato che non esiste distinzione tra destra e sinistra. Ora anche in Germania c’è chi ha deciso di “cavalcare” questo messaggio, come ha fatto l’ex esponente di Die Linke Sahra Wagenknecht, che a tal fine ha fondato un partito che si richiama a valori tanto “di destra” che “di sinistra”, come riferito (anche) dalla BBCleggi.

 

Moltissime volte gli storici ci hanno ricordato come, mentre a Sarajevo Gavrilo Princip preparava il suo attentato, in una Vienna all’acme dello splendore artistico e culturale, non sole le élite ma anche il popolo accorreva a feste e balli (una rievocazione è in un piacevole articolo della BBCleggi). Forse in futuro qualcuno scriverà che, mentre la catastrofe climatica stava per mutare il pianeta, milioni di giovani stipavano gli stadi per acclamare Taylor Swift e altri moderni divi (ricco di cifre in proposito è un articolo di Forbesleggi). Per ventotto volte l’ONU ha organizzato conferenze (COP o “Conference of Parties” – leggi sul sito delle Nazioni Unite) che ogni volta dovrebbero portare ad accordi clamorosi e alla fine delle quali si esprime soddisfazione se nel comunicato finale si riesce a nascondere la pochezza dei risultati raggiunti a fronte di una situazione climatica sempre più compromessa. Così, le conclusioni della recente COP 28 sono state accolte positivamente perché contengono un (semplice) riferimento esplicito ai combustibili fossili, come ha raccontato il Postleggi. Intanto già ci si chiede se la COP 29, prevista a fine 2024, potrà segnare qualche reale progresso, visto che sarà nuovamente organizzata in un paese, l’Azerbaijan, che trae la quasi totalità delle proprie entrate dalla vendita di idrocarburi. Sulla personalità di Mukhtar Babayev, designato da Bakù per presiedere la COP 29, hanno già puntato i riflettori il Guardian (leggi) e Linkiesta (leggi).

 

L’ultimo suggerimento di lettura di quest’odierna rassegna stampa di Dialoghi europei non ha bisogno di introduzione. È un omaggio a Jaques Delors, protagonista di una stagione fondamentale per la costruzione dell’Europa moderna. Tutti i mezzi di comunicazione ne hanno ricordato la figura e l’opera. Qui proponiamo due sobri ma empatici necrologi pubblicati sulle due sponde dell’Atlantico, l’uno da Politico.eu (leggi), l’altro dal New York Times (leggi).