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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 26/10/25

 

La conferenza che Dialoghi europei organizza giovedì 30 ottobre presso la Scuola Interpreti di Via Filzi con il titolo Trieste e le nuove rotte globali: il futuro nell’IMEC raccoglierà un parterre di relatori di altissimo livello, invitati a confrontarsi sulle prospettive di un progetto che, una volta realizzato, potrebbe rivoluzionare le correnti dei traffici mercantili tra l’Asia (e in particolare il subcontinente indiano) e l’Europa.

L’iniziativa IMEC è stata ufficialmente lanciata in occasione del vertice del G20 tenutosi a Nuova Dehli nel settembre 2023 (leggi sul sito G20.in e leggi su imec.international), ma l’idea era in discussione da qualche tempo.
Già nell’agosto 2022 questa rassegna stampa di Dialoghi europei aveva segnalato (leggi) un articolo apparso sul sito degli Emirati Arabi Uniti The National (leggi previa registrazione) in cui si affermava che “Abu Dhabi ha abbozzato il percorso per il corridoio nel 2017, quando ha firmato 14 accordi di Partenariato Strategico Globale con Nuova Delhi”.

Del progetto ha recentemente parlato con formiche.net l’Ambasciatrice indiana in Italia Vani Rao (leggi). Quanto alle prospettive che potrebbero aprirsi per Trieste e il suo porto, si segnala un contributo dell’ISPI dello scorso maggio (leggi) nel quale ci si sofferma anche sulla competizione (e possibile collaborazione) tra Marsiglia, il Pireo e lo scalo giuliano quali terminali europei del corridoio IMEC.

Non sfuggirà come si debba leggere anche in questo contesto la visita del Presidente Macron al porto di Capodistria del 21 settembre scorso, del quale ha riferito Il Piccolo (leggi), e la notizia della firma di un accordo tra Luka Koper e il colosso marsigliese della logistica CMA CGM, di cui ha scritto la rivista specializzata Mer et Marine: “Nel contesto dello sviluppo del corridoio economico India-Medioriente-Europa (IMEC), CMA CGM e il porto di Capodistria condividono la volontà di rafforzare il ruolo della Slovenia come hub logistico sostenibile nel cuore dell’Europa” (leggi).

Parole chiave: IMEC; Trieste

Il maxi-allargamento dell’Unione europea del 2004-2007 (“quinto allargamento”: leggi su EUR-Lex) rappresentò in qualche senso l’avveramento – solo molto più tardi si capirà quanto effimero – della teoria di Francis Fukuyama sulla fine della storia (leggi una breve presentazione del saggio sul sito cattolico Scienza & fede).

La conseguente espansione del territorio comunitario (+30%) suscitò una riflessione sui “confini dell’Unione” e sulla necessità di “evitare la creazione di nuove divisioni” (come segnalò ad esempio un documento della Conferenza delle Regioni e delle Province autonomeleggi) e portò a dichiarazioni d’intenti altisonanti come quella del Consiglio europeo di Atene dell’aprile 2003: “Siamo […] impegnati a sviluppare legami sempre più profondi e rapporti di cooperazione con i nostri vicini e a condividere il futuro di questa comunità di valori con altri popoli” (leggi sul sito del Consiglio).

Tentativi di concretizzare tale impegno furono avviati sin dai primi anni Novanta con i paesi dell’Europa orientale (il programma di assistenza TACIS è del 1991: leggi sul sito della Commissione).

Nel 1995, per “riequilibrare verso la sponda sud le relazioni che l’Unione [aveva] sviluppato con i Paesi dell’est” (come riferito dalla Fondazione Mediterraneoleggi), venne adottata a Barcellona una Dichiarazione che ha decretato la nascita di un partenariato volto a “rendere il Mediterraneo uno spazio comune di pace, stabilità e prosperità, attraverso il rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza, la cooperazione economica e finanziaria, sociale e culturale”, come si legge su EURLex.

Nel 2008, su spinta francese, il partenariato (noto come Processo di Barcellona), venne sostituito dall’Unione per il Mediterraneo, di cui ha tracciato il carattere un contributo (critico nelle conclusioni) del vicepresidente pro tempore dell’Istituto Affari Internazionali Roberto Aliboni nel volume collettivo I Balcani e il Mediterraneo (Rubettino 2010; leggi alle pagg. 49-59).

Nonostante gli sforzi, la politica europea per la regione non ha portato i risultati sperati.
È stato quindi approntato un nuovo “Patto per il Mediterraneo” che entrerà in vigore il 28 novembre prossimo: leggi sul sito della Commissione. Va sottolineato che, secondo quanto commentato dalla Commissaria competente Dubravka Šuica “il Patto, pur partendo dal coinvolgimento di soli dieci Paesi, potrà presto «estendersi ai loro vicini, quali i Paesi del Golfo, la Mauritania e la Turchia, ma anche inserirsi nella cornice del corridoio India-Medio Oriente-Unione europea»”: IMEC fa quindi capolino anche in questo contesto (leggi su Euractiv).

Parole chiave: Mediterraneo; Iniziative UE; IMEC
 

La Moldova è uno dei paesi più poveri d’Europa, appena meglio dell’Ucraina stando ai dati pubblicati da World Population Review (leggi). Nell’ampia e dettagliata scheda-paese dell’Encyclopedia Britannica (leggi), si ricorda che dal 1995 la regione della Găgăuzia gode di ampia autonomia, mentre una striscia di territorio moldavo lungo la frontiera con l’Ucraina si è autoproclamato indipendente con il nome di Repubblica di Transnistria.
Quest’ultima, russofona al 90%, non è riconosciuta da nessun paese, nemmeno dalla Russia che è il suo grande sponsor politico e che vi mantiene un consistente contingente militare – leggi sul sito dell’Osservatorio Balcani-Caucaso - OBC).

Quanto alla Găgăuzia, la popolazione è prevalentemente turcofona, ma convintamente filorussa e, secondo la lettura di Eastjournal (leggi), la regione funge da quinta colonna di Mosca in Moldova.
Sorvolando in qualche modo su questo groviglio politico-istituzionale, l’amministrazione di Chişinău cerca di mantenere la barra dritta nel suo percorso di avvicinamento all’Unione europea. Come ha scritto nel luglio scorso un altro articolo dell’OBC, “senza attirare grande attenzione tra i media, la Moldova sta procedendo a ritmo serrato lungo il suo percorso di adesione” (leggi).

Nonostante gli sforzi per dare una parvenza di normalità alla vita del paese, continua ad aleggiare una sensazione di precarietà circa il posizionamento internazionale.
Le pressioni di Mosca sono molto forti e i filorussi molto numerosi, come evidenziato anche dalle recenti elezioni, pur vinte dal campo pro-europeo – leggi su EUNews.

Un’analisi molto attenta dei rischi cui è esposta oggi la Moldova sullo scacchiere dei rapporti strategici tra Russia ed Unione europea è proposta dall’Istituto Analisi Relazioni Internazionalileggi. Il parallelo con la situazione in Ucraina nel 2014 e molte delle considerazioni espresse sono forse azzardati, ma non banali.

Parole chiave: Moldova; Influenza russa;
 

In Italia, il voto con cui i Parlamento europeo ha respinto la richiesta di revoca dell’immunità per Ilaria Salis è stato per vari giorni al centro dell’attenzione politica e mediatica (leggi l’articolo di PagellaPolitica).
Minore rilievo ha assunto invece, nel nostro paese, l’analoga decisione adottata lo stesso giorno a Strasburgo in merito al deputato ungherese Péter Magyar: se l’ANSA almeno lo cita nel pezzo del 7 ottobre (leggi), il suo nome non appare nell’articolo segnalato di PaginaPolitica. Eppure la valenza del mantenimento dello scudo immunitario per il giovane (44 anni) politico di Budapest riveste ben altra importanza.

Magyar infatti è il principale rivale di Viktor Orbán in vista delle elezioni del prossimo aprile e, stando ai sondaggi, il suo Partito del Rispetto e della Libertà (Tisza – Tisztelet és Szabadság Párt) supererebbe quello di Orbán (Fidesz) di otto punti: 45% contro 37%.
Un vero e proprio terremoto per gli standard ungheresi, e il livello più basso raggiunto da Fidesz da oltre un decennio”, come ha commentato la scorsa estate il centro-studi statunitense Center for European Policy Analysis (leggi). L’establishment ungherese teme con tutta evidenza Magyar.

Era stato il Governo di Budapest a presentare al Parlamento europeo la richiesta di revoca dell’immunità, ed è lo stesso esecutivo che, deluso dall’esito del voto all’Eurocamera, ha già predisposto altre iniziative che possano mettere fuori gioco l’avversario: leggi quanto ha scritto BalkanInsight.

Parole chiave: Ungheria; Péter Magyar; Elezioni
 
Se guardiamo alla debolezza al limite dell’irrilevanza delle Nazioni Unite di fronte ai conflitti in atto oggi nel mondo (leggi la raccolta di opinioni sullo stato dell’Istituzione a ottant’anni dalla sua creazione sul sito del Chicago Council on Global Affairs), sembra un miracolo quanto ottenuto proprio dall’ONU nel lontano 1974 nel fermare lo scontro armato tra greco-ciprioti e turco-ciprioti.
Con le risoluzioni 353/1974 e seguenti (leggi sul sito dell’ONU) si rafforzò il mandato dei Caschi Blu (già presenti da un decennio) stabilizzando la situazione militare lungo una linea di cessate il fuoco ed evitando ulteriori vittime.

Pur irrisolta politicamente, la situazione è rimasta incruenta fino ad oggi e le Nazioni Unite continuano ad essere il principale mediatore per la ricerca di una soluzione definitiva della crisi (leggi quanto scritto dalla Reuters a proposito dei più recenti negoziati).
Una svolta potrebbe ora essere rappresentata dall’elezione di Tufan Erhürman quale nuovo Presidente dell’autoproclamata Repubblica di Cipro Nord (riconosciuta solo da Ankara): leggi su Euronews. Erhürman infatti “sostiene una soluzione federale «bizonale e bicomunitaria» alla questione cipriota, come da parametri dei negoziati ONU, mentre [il suo rivale sconfitto] Tatar sostiene un modello a due stati, in linea con la politica estera della Turchia di Erdoğan su Cipro. Il cambio al vertice della comunità turco-cipriota potrebbe contribuire a rilanciare i negoziati ONU sulla riunificazione dell’isola levantina”, come ha scritto EastJournalleggi. Un esauriente commento sull’esito delle elezioni presidenziali è proposto anche da Deutsche Welle – leggi.
 
Parole chiave: Cipro; Tufan Erhürman; Nazioni Unite